Giovanni Becatti: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni: arte greca nella Magna Grecia
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==Citazioni==
*Le copie {{NDR|delle sculture originali perdute}} hanno contribuito a darci un'immagine un po' fredda e accademica della plastica greca, mancando in esse sia la vibrazione e la vitalità dell'originale, perdute attraverso l'opera meccanica e di mestiere del copista e il gusto classicistico del periodo romano, sia la velatura di colore che ravviva i marmi originali e che, dalla vivace policromia che intimamente sosteneva e sottolineava l'effetto plastico delle sculture arcaiche, si era trasformata in una più contenuta ''gànosis''<ref>Procedimento per la lucidatura della pietra.</ref> nel periodo classico ed ellenistico (pp. 8-9)
*Il tempio dorico trovò grandiose formulazioni nei centri della Magna Grecia e della Sicilia, dove il seme greco portato dalla intensa colonizzazione ellenica germogliò con una esuberante fioritura nel pingue terreno italico. In questa ricca provincia greca l'arte assume un accento più vivace, una coloritura più accesa, un ritmo più disinvolto, una struttura meno rigorosa in questo periodo arcaico, così come l'architettura si distingue per la grandiosità delle proporzioni, per alcune libertà decorative che illeggiadriscono il severo canone dorico, per la policroma ornamentazione fittile. (pp. 51-52)
*La scomparsa del così detto "sorriso arcaico" fece chiamare "severe" le opere dei primi decenni del V secolo {{NDR|a.C.}} con un'interpretazione falsamente basata su elementi espressivi e sentimentali completamente estranei alla concezione dell'arte greca di questo tempo. L'annullamento degli ultimi elementi della visione arcaica per piani paralleli e la completa vita nello spazio con la conquista di un'organica corporeità struttiva e ritmica, riportavano naturalisticamente nella terza dimensione la curvatura della bocca e l'obliquità degli occhi, dando reale profondità alle varie parti dell'immagine umana vista nella sua unità (p. 95)
*La visione squadrata nella struttura, lineare nel dettaglio, propria dell'artista arcaico si trasforma in quella a tutto tondo e pienamente plastica dello scultore di tipo severo, e il compiacimento di questa raggiunta corporeità spaziale si concreta nella turgida tensione di volumi, nel dinamico arrotondamento dei piani quasi per una interna energia. (p. 95)