Marsilio Ficino: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 13:
 
==''Sopra lo amore''==
===[[Incipit]]===
Sogliono i mortali quelle cose, che generalmente e spesso fanno, dopo lungo uso farle bene: e quanto più le frequentano farle meglio. Questa regola per la nostra stoltizia, e a nostra miseria, falla nello [[Amore]]. Tutti continovamente amiamo in qualche modo, tutti quasi amiamo male: e quanto più amiamo, tanto peggio amiamo. E se uno in centomila ama rettamente, perché questa non è comune usanza, non si crede. Questo mostruoso errore (guai a noi!) ci avviene, perché temerariamente entriamo prima in questo faticoso viaggio di Amore, che impariamo il termine suo, e il modo di camminare i pericolosi passi del cammino. E però quanto più andiamo, tanto più (ohimè miseri!) a nostro gran danno erriamo. E tanto più importa lo sviarsi per questa selva oscura, che per gli altri viaggi, quanto più numero e più spesso ei si cammina. <!--(dedica; p. 15)-->
 
===Citazioni===
*Il Sommo Amore della Provvidenza divina, per ridurci alla diritta via da noi smarrita, anticamente spirò in Grecia una castissima donna, chiamata [[Diotima]] sacerdotessa: la quale da Dio spirata, trovando [[Socrate]] filosofo dato sopra tutto allo Amore, gli dichiarò, che cosa fusse questo ardente desiderio, e per che via ne possiamo cadere al sommo Male e per che via ne possiamo salire al sommo Bene. Socrate rivelò questo sacro misterio al nostro [[Platone]]: Platone filosofo sopra gli altri pio, subito un libro per rimedio de’ Greci ne compose. (dedica; p. 15)
*{{NDR|L'[[amore]]}} desta le cose che dormono: le tenebrose illumina: dà vita alle cose morte: forma le non formate: e dà perfezione alle imperfette. (I, II; p. 23)
*Essendo così, è necessario che la [[Bellezza]] sia una natura comune alla virtù, figure e voci. Perché noi non chiameremmo qualunque di questi tre bello, se e' non fosse in tutti tre comune diffinizione della Bellezza. E per questo si vede, che la natura della Bellezza non può essere corpo. Perché se ella fusse corpo, non converrebbe alle virtù dell'animo, che sono incorporali. (V, III; p. 71)