Tommaso d'Aquino: differenze tra le versioni

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*Rispetto alla natura particolare la femmina è un essere difettoso e manchevole. Infatti la virtù attiva racchiusa nel seme del maschio tende a produrre un essere perfetto simile a sé, di sesso maschile, e il fatto che ne derivi una femmina può dipendere dalla debolezza della virtù attiva, o da una indisposizione della materia, o da una trasmutazione causata dal di fuori, p. es. dai venti australi, che sono umidi, come dice il Filosofo [''De gen. animal.'' 4, 2]. Rispetto invece alla natura nella sua universalità la femmina non è un essere mancato, ma è espressamente voluto in ordine alla generazione. Ora, l'ordinamento della natura nella sua universalità dipende da Dio, il quale è l'autore universale della natura. Quindi nel creare la natura egli produsse non solo il maschio, ma anche la femmina. (Pars I, Quaest. XCII, Art. I)
:''Ad primum ergo dicendum quod per respectum ad naturam particularem, femina est aliquid deficiens et occasionatum. Quia virtus activa quae est in semine maris, intendit producere sibi simile perfectum, secundum masculinum sexum, sed quod femina generetur, hoc est propter virtutis activae debilitatem, vel propter aliquam materiae indispositionem, vel etiam propter aliquam transmutationem ab extrinseco, puta a ventis Australibus, qui sunt humidi, ut dicitur in libro de Generat. Animal. Sed per comparationem ad naturam universalem, femina non est aliquid occasionatum, sed est de intentione naturae ad opus generationis ordinata. Intentio autem naturae universalis dependet ex Deo, qui est universalis auctor naturae. Et ideo instituendo naturam, non solum marem, sed etiam feminam produxit.''
 
=== Gli angeli ===
* Ora gli angeli, come si è visto [q. 51, a. 1], non sono uniti naturalmente a dei corpi. Per cui di tutte le facoltà dell‘anima non possono avere che l‘intelligenza e la volontà. (''Quaestio 54, art. 5'', p. 608).
* il moto locale dell‘angelo può essere continuo e discontinuo. Se dunque si tratta di moto continuo, allora l‘angelo non può muoversi da un estremo all‘altro senza percorrere lo spazio intermedio (p. 599). [...] Ma quando il suo moto non è continuo, allora l‘angelo può passare da un estremo all‘altro senza percorrere lo spazio intermedio.[...] Il moto dell‘angelo si svolge nel tempo: nel tempo continuo se il suo moto è continuo; nel tempo non continuo se il suo moto non è continuo (infatti il moto degli angeli può avvenire in due modi, come si è spiegato [a. 1]). E la ragione è che la continuità del tempo deriva dalla continuità del moto, come insegna Aristotele [Phys. 4, 11]. (''Quaestio 53, artt. 2-3''', p. 599 e 602).
* Se l‘angelo derivasse la sua conoscenza delle realtà materiali dalle realtà medesime dovrebbe prima renderle attuali [[astrazione|astraendole]] [dalla materia]. Ma egli non deriva questa conoscenza dalle realtà materiali, bensì dalle specie attualmente intelligibili, che sono a lui connaturali: come fa il nostro intelletto mediante le specie rese intelligibili dall‘astrazione (''Quaestio 57, art. 1'', p. 619). [...] Gli angeli conoscono i singolari per mezzo di forme universali, le quali tuttavia rispecchiano le cose sia quanto ai loro princìpi universali, sia quanto ai princìpi individuanti (''Quaestio 57, art. 2'', p. 622).
* L‘angelo non conosce per mezzo di specie derivate dalle cose, ma piuttosto mediante specie innate universali. Ora, le specie universali riguardano allo stesso modo tanto il presente quanto il passato e il futuro.. [...] Si può conoscere il futuro in due modi. Primo, nella sua causa. Si possono perciò conoscere con certezza tutte le cose future che derivano necessariamente dalle loro cause: p. es. che domani il sole sorgerà. Le cose invece che provengono dalle loro cause [solo] nella maggior parte dei casi non sono conosciute con certezza, ma soltanto in modo congetturale: come il medico quando prevede la salute dell‘infermo. E tale modo di conoscere le realtà future l‘hanno anche gli angeli, e tanto più perfettamente di noi quanto più essi conoscono le cause delle cose in modo più universale e perfetto: come i medici che conoscono i sintomi con maggiore perspicacia sanno prognosticare meglio lo stato futuro della malattia. — Rimangono invece del tutto ignote le cose che procedono dalle cause soltanto di rado, come avviene per le realtà casuali e fortuite. Secondo, si possono conoscere le realtà future in se stesse. E tale conoscenza del futuro compete soltanto a Dio, il quale conosce non solo le cose che accadono necessariamente o nella maggior parte dei casi, ma altresì le realtà casuali e fortuite: poiché Dio vede tutte le cose nella sua eternità, la quale è sempre presente, nella sua semplicità, a tutto il tempo, e lo contiene. [...] L‘intelletto angelico invece, come ogni altro intelletto creato, non ha l‘eternità divina. Quindi il futuro, direttamente come è in se stesso, non può essere conosciuto da alcun intelletto creato.(''Quaestio 57, art. 3'', p. 622).
* Rispetto invece alla conoscenza del Verbo, e di tutto ciò che vede nel Verbo, non è mai in potenza: poiché egli ha sempre fisso lo sguardo attualmente sul Verbo e su quanto vede in lui. La beatitudine degli angeli consiste infatti in questa visione: e la beatitudine non consiste in un abito, ma in un atto, come insegna il Filosofo [Ethic. 1, 8]..[...] Nella sostanza dell‘angelo non vi è potenzialità alcuna priva del suo atto. E così pure l‘intelligenza dell‘angelo non è mai in potenza in modo da escludere qualsiasi attualità (''Questio 58, art. 1'').
* Il fatto che gli angeli pronunzino proposizioni affermative e negative prova che essi intendono i giudizi affermativi e negativi, non già che conoscano formulando tali giudizi, poiché conoscono la quiddità delle cose senza composizione alcuna.
* Tutte le cose, procedendo dalla volontà di Dio, tendono al bene, ma ciascuna in modo diverso. Alcune infatti hanno soltanto un‘inclinazione naturale al bene, senza conoscerlo, come le piante e i corpi inanimati. E questa inclinazione al bene viene chiamata appetito naturale. — Altri esseri invece tendono al bene per averlo in qualche modo conosciuto: non nel senso che conoscano la natura stessa del bene, ma in quanto conoscono qualche bene particolare, come fa il senso che conosce il dolce o il bianco o altre simili cose. E l‘inclinazione che accompagna questa conoscenza viene chiamata appetito sensitivo. — Altri esseri infine tendono al bene conoscendo la natura stessa del bene, il che è proprio dell‘intelletto. E questi esseri tendono al bene in modo perfettissimo: infatti non tendono al bene solo perché ricevono l‘impulso o la direzione da un altro essere, come le realtà non dotate di conoscenza, e neppure tendono soltanto a un bene particolare, come gli esseri che hanno la sola conoscenza sensitiva, ma sono inclinati al bene universale. E questa inclinazione prende il nome di volontà. — Quindi, dato che gli angeli conoscono con l‘[[intelletto ]]la stessa nozione universale di bene, è evidente che in essi si trova la volontà (''Quaestio 59, art. 1'').
* In essi infatti non vi sono le passioni della concupiscenza, o del timore e dell‘audacia, che debbono essere regolate dalla [[temperanza]] e dalla [[fortezza]]. Si dice però che in essi c‘è la temperanza in quanto essi moderano i moti della loro volontà secondo le norme della volontà divina. E si pone in essi la fortezza in quanto eseguono con fermezza la volontà divina. Ma tutto ciò avviene per mezzo della volontà, non per mezzo dell‘irascibile e del concupiscibile. (''Quaestio 59, art. 4')
* Si deve perciò concludere che un angelo ama l‘altro di dilezione naturale in quanto quest‘ultimo ha la sua stessa natura. Non lo ama invece di dilezione naturale in quanto per altre cose si accorda con lui, o con lui è in disaccordo.. [...] La dilezione naturale ha per oggetto il fine stesso non già nel senso che questo sia il soggetto a cui si vuole il bene, ma piuttosto nel senso che esso è il bene che uno vuole a se stesso, e conseguentemente anche agli altri, in quanto questi formano una cosa sola con lui. E questa dilezione naturale non può venir meno neppure negli stessi angeli cattivi, i quali hanno una dilezione naturale per gli altri angeli in quanto conservano in comune con essi la natura. Li odiano però in quanto differiscono da essi a motivo della giustizia e dell‘iniquità.<ref>{{cita web | url = http://www.documentacatholicaomnia.eu/03d/1225-1274,_Thomas_Aquinas,_Summa_Theologiae_(p_Centi_Curante),_IT.pdf | titolo = Somma teologica | formato = pdf | pagina = 648 | lingua = it | sito = documentacatholicaomnia.eu}}, Quaestio 60 (L'amore o dilezione degli angeli)-Articolo 4</ref>
 
===Le cinque vie===