Genova: differenze tra le versioni

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*Il secondo giorno dopo le calende di aprile siamo partiti dal porto di Genova, alle prime luci dell'alba. C'era un bel sole, anche se a ponente se ne stavano acquattate delle nuvole gonfie e grigie.<br>Era la prima volta che lasciavo la mia città. Sembrava schiacciarsi su se stessa e contro i monti, diventava una striscia color avorio e argilla man mano che la nave si allontanava da terra: non distinguevo più il colonnato della mia vecchia biblioteca, la facciata della basilica, le arcate del circo, niente dei cunicoli intorno al porto, delle botteghe che si affacciano su di esso, del mercato coperto a tre piani. Soltanto il profilo delle insulae più alte, ma da noi non erano né numerose né alte come a Roma, semplici dentellature in quella striscia avorio-argilla che era ormai la mia città. [...] Mi dispiaceva vedermela lì davanti schiacciarsi e rimpicciolirsi sempre di più, Genova, la città dove ero nato e dove avevo passato sino a quel momento tutta la mia vita, e che mi era sempre sembrata importante e in fondo non proprio brutta. Ma ora lì dal mare, che quasi spariva... Non facciamola lunga, non è che mi sia messo a piangere o a sospirare: soltanto un po' di nodo alla gola, un'ansia indefinibile, che è subito passata. ([[Giuseppe Conte (scrittore)|Giuseppe Conte]])
*Il viaggio per mare è stato un avvenimento. Come andava gradatamente sparendo lontano, la grande Genova notturna, disseminata di luci, assorbita dal chiaro di luna, così come un sogno trapassa in un altro! [...] Come un sogno Genova si sprofonda nel mare. Sono morto per questo mondo, dileguato con l'ultima luce? Oh, fosse così! Sarebbe possibile? ([[Paul Klee]])
*Insisto su questa unità dell'Italia, che la Natura ha sì ben comandata, dividendola con limiti pur tanto certi dal rimanente dell'Europa. Onde, per quanto si vadano aborrendo tra loro es. gr. i Genovesi e i Piemontesi, il dire tutti due ''Sì'', li manifesta entrambi per Italiani, e condanna il lor odio. E ancorchèancorché il Genovese innestandovi il ''C'' ne faccia il bastardume ''Scì'', non si interpreta con tutto ciò codesto ''Scì'' per Francesismo, che troppo sconcia affirmativa sarebbe; e malgrado il ''C'' di troppo, i Genovesi per Italiani si ammettono. ([[Vittorio Alfieri]])
*Io calcolo tutto, io calcolo l'ovvio. Io vado a vedere. Io sono di Genova, a me non me lo metti in quel posto lì... Io non sono il bolognese... Io sono di Genova: io ti conto i peli del culo uno ad uno! ([[Beppe Grillo]])
*Io non ho mai visto nulla come questa Genova! È qualcosa di indescrivibilmente bello, grandioso, caratteristico: Parigi e Londra al confronto con questa divina città scompaiono come semplici agglomerati di case e di strade senza alcuna forma. Davvero non saprei da dove cominciare per darti l'impressione che mi ha fatto e continua a farmi tutto ciò: io ho riso come un fanciullo e non potevo nascondere la mia gioia! Per offrirti nel tuo compleanno il dono secondo me più grande, ti prometto oggi di farti fare nella prossima primavera una gita a Genova. ([[Richard Wagner]])
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===[[Pierangelo Baratono]]===
 
*Affrontiamo un altro lato caratteristico della vita genovese, il bigottismo. In Genova la chiesa occupa un posto importantissimo. L'esercito delle sottane nere comanda a bacchetta, sia che inspiri le parole in Consiglio, sia che diriga gli avvenimenti nel seno delle famiglie. Il fenomeno si spiega con la poca istruzione generale, ma anche col carattere proprio delle città marinare che, o per atavismo o per sentimentalità personali, si professano devote al culto di Dio.<br>La donna, vecchia o giovane, è la prima vittima del miraggio. Essa frequenta le messe, ascolta rispettosa le parole e i consigli del confessore e in tutto cerca di mantenersi in buona pace con l'altro mondo. La sua influenza sull'uomo, considerevole ovunque, in Genova trova maggior terreno per estendersi, poichèpoiché la politica clericale è quella adottata dall'ambiente. Da ciò quell'apparenza untuosa, che informa le conversazioni e il modo di agire di ognuno.
*Bisogna osservare che nella borghesia ricca di Genova predomina un elemento popolano, che del popolo ha conservato i vizii e dimenticate le virtù. Sono lavoratori infaticabili, giunti alla potenza a forza di energia e di risparmio, i quali conservano ancora nel corpo tozzo, nelle maniere grossolane e nelle mani indurite i segni del loro passato. Come in una tromba aspirante essi hanno trascinato dietro la loro fortuna la famiglia, comprese le mogli, oneste ex-bisagnine, buone diavolaccie in fondo, malgrado la prosopopea apparente e la smania di lusso.
*Genova tenebrosa è visibile fors'anche ad occhio nudo; essa è localizzata e possiede certe speciali espressioni e manifestazioni, che la indicano subito all'attenzione del curioso e del gaudente.<br>Non così Genova misteriosa. Per quest'ultima la prostituzione, i giuochi di borsa, gli intrighi sono acqua di rose. Essa ha il volto sorridente di esperta matrona e le mammelle avvizzite, bacia e morde ad un tempo ed ove credi non esista ti si scopre ad un tratto come un orribile spauracchio da una scatola a sorprese.<br>Per conoscerla occorre essere una canaglia o assumerne l'aspetto. Neanche la polizia può sorprenderla, tanto essa è attenta e ricca di precauzioni e di {{sic|strattagemmi}}. [...]<br>Ci si dirà: ma dove posson celarsi tanti misteri in una città, che non possiede neanche trecentomila abitanti e che è conosciuta, si può dire, palmo per palmo dalla polizia?<br>Ove meno credete, amabile lettore. Genova è piccola e grande ad un tempo. Da Porta Lanterna essa getta il suo fascio di strade sino a Staglieno da una parte e a San Pietro della Foce dall'altra.<br>A studiarne la carta topografica si riconosce subito, o si crede di riconoscere, la poca probabilità di misteri. Quella rete di strade, di vicoli, di passeggiate pare semplice ed evidente. Eppure, già qualche gruppo fitto di case, come quello descritto da noi nel primo capitolo della «Signorina Scarpette», fa arricciare il naso ad un attento osservatore.
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*A Genova ho scritto le prime poesie, che la domenica andavo a ricopiare a macchina nello scagno di mio padre in piazza della Commenda, in pieno porto, e più tardi in piazza dell'Acquaverde, accanto all'antica [[Commenda di San Giovanni di Pré|chiesa di San Giovanni di Prè]], grigia a buia – nel suo buio Medioevo – come un sommergibile.
*{{NDR|Sulle chiese di Genova}} È un diffuso e impalpabile rumor di mare, quello che senti o ti par di sentire tra le navate nere di secoli e di semitenebra, ch'è anche, per chi abbia orecchio esercitato ad intenderlo, sommesso brusio di traffici e di lucri: di cantieri in opera lungo i due corni della città, nonchènonché di gravi sirene mercantili, le quali da navi che vengono e vanno, e sempre profonde come bassi d'organo, specie di notte fanno vibrare le invetriate, quando placatosi il concerto delle gru, dei magli e delle perforatrici, odi più chiaro l'ansito della risacca, la cui rotolante ghiaia dà anch'essa il suono e l'idea, nella doppia caligine di quelle chiese, d'un fosforico rotolio di zecchini.
*Genova è una città che mi ha stregato. Nemmeno ora che vivo a Roma riesco a levarmela di dentro [...] Me la sogno di notte, la sospiro di giorno. Per dirla alla francese, ''je suis malade de Gênes''...
*Il punto di stazione da cui guardo Genova non è quello, scelto ad arte, del turista. È un punto di stazione che si trova dentro di me. Perché Genova l'ho tutta dentro. Anzi, Genova sono io. Sono io che sono "fatto" di Genova. Per questo anche se nato a Livorno (altro porto, altra città mercantile), mi sento genovese.
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*Dalla parte del mare, specialmente verso sera, Genova offre una vista migliore. Essa giace in riva al mare come lo scheletro sbiancato di una bestia gigantesca trascinata lì dalla marea, formiche brune che si chiamano Genovesi vi vanno strisciando intorno, le onde azzurre la bagnano mormorando col loro sciacquio una ninnananna, e la luna, il pallido occhio della notte, guarda giù tutta malinconica.
*Non lontano da Genova, sulla cima dell'Appennino, si vede già il mare. Fra i verdi cocuzzoli delle montagne compaiono i flutti azzurri, e le navi che si scorgono qua e là sembrano voler salire sui monti a vele spiegate. Se però si gode questa vista al crepuscolo, quando gli ultimi raggi di sole iniziano il loro mirabile gioco con le prime ombre della sera e tutti i colori e tutte le forme si intrecciano nebulosamente, allora par d'essere veramente in una fiaba, la carrozza scende stridendo, le immagini più dolci e sonnecchianti nell'anima vengono bruscamente scosse e tornano ad appisolarsi, e infine si sogna d'essere a Genova.
*Questa città è vecchia senza essere antica, stretta senza essere accogliente, e brutta oltre misura. È costruita sulla roccia, ai piedi di montagne disposte ad anfiteatro che paiono abbracciare bellissimo golfo, per cui i Genovesi hanno avuto in dono dalla natura il porto migliore e più sicuro. Ergendosi la città, come si è detto, su un sol pezzo di roccia, per risparmiare lo spazio si dovettero costruire le case molto alte e le strade molto strette, cosicchècosicché quest'ultime sono quasi tutte oscure e solo in due di esse può passare una carrozza. Ma gli abitanti, che sono perlopiù gente di commercio, adoprano le loro case quasi esclusivamente come depositi per le merci e, di notte, per dormirci; di giorno vanno trafficando per la città o stanno seduti davanti alla porta di casa, anzi dentro la porta, perchèperché altrimenti quelli che abitano dirimpetto li urterebbero con le ginocchia.
 
===[[Washington Irving]]===