Genova: differenze tra le versioni

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*A Genova splendeva già il sole. Molto stanco, in verità, così che più di tutto avrebbe desiderato sedersi sui gradini come un mendicante, Rolf si trovò sotto i portici della stazione, un signore senza bagaglio, in compenso con un inutile cappotto sul braccio, con la barba lunga anche, guardava il traffico con il suo baccano di clacson, con lo sferragliare dei tram cigolanti nelle fenditure d'ombra di stretti vicoli, con frotte di gente che pareva avere tutta una meta; e questa era dunque Genova. ([[Max Frisch]])
*A Genova, sul [[Piazza Acquaverde|piazzale]] davanti alla [[Stazione di Genova Piazza Principe|stazione]], s'era raccolta una folla densa [...]<br>Sovrastava la folla, dall'alto piedistallo, la figura di [[Cristoforo Colombo|Colombo]], il sognatore che ha molto patito per le cose in cui credeva e che ha vinto proprio perché credeva. Guardava la folla, come se, con le labbra di marmo, dicesse: «Vince solo chi crede». [...]<br>Il massiccio edificio marmoreo della stazione stava come un semicerchio, le ali aperte, quasi volesse abbracciare la gente. Giungevano dal [[Porto di Genova|porto]] il greve respiro dei piroscafi, il sordo lavorio dell'elica nell'acqua, il tintinnio delle catene, fischi e grida. Sulla piazza tutto era quieto, si soffocava, il sole bruciante inondava ogni cosa. ([[Maksim Gor'kij]])
*Al momento del nostro appressarci al porto l'orizzonte era sì chiaro, che abbiamo potuto godere a tutto nostro agio di questo bellissimo spettacolo, e contemplare a un colpo d'occhio tutta quanta la città. Che semicerchio magnifico! Nulla, a ciò che dicesi, è paragonabile in questo genere a Genova, fuori di Napoli, e di Costantinopoli. Io avea veduta Genova parecchie volte: ma oggi essa mi è {{sic|piacciuta}} di più, e più che mai mi sorprende. Essa è veramente una città superba. ([[Giuseppe Baretti]])
*Alla fine, esausti per le veglie, fradici e con le occhiaie, giunsero alla bellissima e splendida città di Genova e qui, dopo essere sbarcati nella sua darsena riparata e dopo aver fatto visita ad una chiesa, il capitano e tutta la brigata ripararono in un'osteria dove annebbiarono il ricordo di tutte le burrasche passate con il ''gaudeamus'' presente. [...] Il buon Tomás ebbe modo di ammirare anche i biondi capelli delle genovesi, l'eleganza e la cortesia degli uomini, l'ammirevole bellezza della città che sembrava avere le case incastonate su per quelle rocce come diamanti nell'oro. ([[Miguel de Cervantes‎]])
*Appare la toccante corona di Genova. Gli occhi, da lassù, vorrebbero penetrare la minuta vita dei vicoli scuri [...] appena sotto lo strato dei Palazzi dipinti, l'evo stretto e il rinascente, viscere péste e bianche teste quasi nello stesso corpo... E piazza della Nunziata e il moto di via delle Fontane, fino al porto magniloquente con le possenti gru immobili: e giù la residenza dei Doria e su il Righi, dove approda la cabinovia in un ciuffeto verde. E là, il versante delle più recenti architetture: rupi abitative cresciute una sull'altra, quasi un'illusione ottica o una vertigine o una minaccia le file di finestre, senza balconi e appigli, che s'affacciano sul sottostante vuoto...<br>Da quassù, s'avverte il cordone invisibile che tiene lo stratificato perimetro dell'ardita città. ([[Eugenio De Signoribus]])