Martin Gilbert: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Martin Gilbert==
*Fra il 1914 e il 1918 si combatterono due guerre molto diverse fra loro. La prima fu una guerra di soldati, marinai e aviatori, di addetti alle navi mercantili e di popolazioni civili sotto l'occupazione nemica, una guerra nella quale la sofferenza fisica e morale dei singoli assunse proporzioni gigantesche, in particolare nelle trincee di prima linea. La seconda fu una guerra di governi e di sovrani, di propagandisti e idealisti, una guerra traboccante di ambizioni, ideali politici e aspirazioni territoriali, altrettanto decisiva, per il futuro degli imperi, delle nazioni e dei popoli, di quella combattuta sui campi di battaglia. Ci furono momenti, in particolare nel 1917 e nel 1918, in cui la guerra degli eserciti e la guerra delle ideologie si sommarono e condussero alla rivoluzione e alla capitolazione da un lato e all'affermazione di nuove forze nazionali e politiche dall'altro. La guerra cambiò la mappa e il destino dell'Europa, così come ne marchiò a fuoco la pelle e ne ferì l'anima.<ref>da ''La grande storia della prima guerra mondiale'', (''First World War''), traduzione di Carla Lazzari, Oscar Storia, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2000, ISBN 978-88-04-48470-7, Introduzione, p. 3.</ref>
*{{NDR|[[Battaglia di Caporetto]]}} Era la 12ª battaglia {{NDR|dell'Isonzo}} fra quelle montagne inospitali, ma era la prima di cui gli imperi centrali avessero curato la pianificazione, la portata e la tattica. Cominciò con un bombardamento d'artiglieria di quattro ore, due delle quali con i gas, contro cui gli italiani non avevano protezione adeguata. Gli effetti del gas furono devastanti e gli italiani, presi dal panico, ripiegarono di 20 chilometri. Nel pomeriggio le truppe tedesche entrarono a Caporetto, un nome che da quel momento avrebbe significato per l'Italia vergogna e disonore, benché i suoi soldati non avessero i mezzi per resistere a un attacco così massiccio.<ref>da ''La grande storia della prima guerra mondiale'', ibid., cap. 19, p. 447.</ref>
 
==Note==