Albert Sánchez Piñol: differenze tra le versioni

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*La [[Repubblica Centrafricana]] era uno stato povero. Benché nel sottosuolo vi fossero alcuni giacimenti di minerali assai preziosi, la stragrande maggioranza della popolazione non viveva certo grazie a queste risorse. La posizione geografica non incoraggiava gli interscambi; Bangui si trovava lontano dalle rotte commerciali con l'aggravante che nemmeno i paesi vicini disponevano di buone vie di comunicazione. Il peggio era però l'ossatura politica. La sovranità statale era una congettura. Parigi esercitava una tutela non esplicita, lì e in altri paesi dell'area. (p. 47)
*Bokassa aveva la rara capacità di saper mescolare comicità e tragedia. Credeva davvero che il trattamento riservatogli fosse ingiusto. Scrisse al Papa. Nessuna risposta. Scrisse al Segretario Generale dell Nazioni Unite. Nessuna risposta. Scrisse ad Amnesty International! Lui, che a suo tempo era stato uno dei governanti più denunciati dall'organizzazione a tutela dei diritti umani, ne chiedeva ora la protezione. Dimenticava che non c'era motivo per difenderlo. Il castello di sua proprietà, dove abitava, era un autentico palazzo che contrastava con i penitenziari che aveva creato in Centrafrica. (p. 56)
*{{NDR|Su [[Hastings Banda]]}} La sua identificazione con la classe media inglese era così perfetta che soltanto il colore della pelle denunciava la sua provenienza. (p. 64)
*L'integralismo cristiano lo portava ad avere comportamenti ultra puritani. Il suo senso del pudore era estremo. (p. 64)
*Nonostante le grandi difficoltà che il processo di decolonizzazione presentava, Banda lo diresse con geniale abilità. Riuscì a evitare lo scontro razziale e si trasformò in un paladino del pacifismo per porre fine agli scontri violenti. (pp. 65-66)
*Gli europei del Malawi vedevano di buon occhio Banda: i suoi modi, così britannici, finirono per affascinare persino gli inglesi più restii a concedere l'indipendenza agli africani. (p. 66)
*La sua personalità sarebbe stata acclamata dentro e fuori il paese e i futuri storici l'avrebbero consacrato come personaggio di imprescindibile riferimento. C'era soltanto un piccolo inconveniente: Banda non aveva la minima intenzione di morire. (p. 66)
*Banda era smanioso di dare un fondo mistico alla sua leadership. Nei suoi discorsi faceva sempre citazioni bibliche; si beava quando officiava le preghiere, ma soprattutto quando pronunciava sermoni. (p. 67)
*Gli amici europei di Banda lo consideravano un «autocrate conservatore». Ma era qualcosa di più: un vecchio rimbambito con manie di grandezza. La cosa più grave era però aver trasformato in legge le sue follie. (p. 67)
*Fare sermoni davanti a un folto pubblico gli piaceva enormemente. Uno dei suoi spunti preferiti era la parabola del figliol prodigo. Ironia della sorte. O forse piuttosto una proiezzione psicologica, poiché il suo caso aveva invertito i termini della storia biblica: si trattava di un uomo che, tornato a casa limpido e puro, comincia ad arraffare tutto quel che può dalla medesima. (p. 70)
*Banda, a suon di fischietto, fece in modo che gli abitanti del Malawi adottassero rigidi modelli morali, però, quanto a lui, si allontanò parecchio dai principi puritani che aveva imposto. A un'età in cui i suoi compatrioti, in grande maggioranza, traevano ormai motivo di conforto dal mondo degli antenati, Banda, lungi dall'adire la via del cielo, cominciò a sprofondare nella melma del vizio e della perversione. (p. 72)
*Si fece [...] inoltre promotore di una «politica del dialogo» con il Sudafrica dell'''apartheid'' e si dichiarò sempre contrario alle sanzioni internazionali perché riteneva che danneggiassero ingiustamente i «poveri bianchi» contrari al razzismo. Banda, che aveva scelto la via della violenza per far fuori l'opposizione all'interno del proprio paese, condannò sempre la lotta armata dei nazionalisti neri sudafricani che considerava contraria al suo «innato pacifismo». (pp. 73-74)
*Se fosse morto prima del 1991, i bianchi del Sudafrica avrebbero pianto Banda come l'alleato più prezioso. (p. 74)
*L'Africa nera è fortemente condizionata da tutto quello che accade nella [[Repubblica Democratica del Congo]], l'ex Zaire. Uno stato immenso, settantatré volte più grande della Catalogna, ricco di rame, cobalto, diamanti, uranio e altre risorse strategiche. Una voce lucida sosteneva che «chi controlla lo Zaire, controlla l'Africa». Un'altra più lugubre sosteneva che «L'Africa ha la forma d una pistola e lo Zaire è il grilletto». Sarebbe dunque nefasto se un bandito qualunque arrivasse a controllare questa pistola geopolitica.</br>[[Mobutu Sese Seko]] non fu un ladro qualsiasi: è assai probabile che si sia trattato del peggior cleptomane a memoria d'uomo. La sua rapacità era del tutto priva di misura. Godendo di assoluta impunità, rubò tanto e tanto a lungo che il suo regno corsaro sembra frutto di una mente allucinata. (p. 77)
*La biografia di Joseph-Désiré Mobutu non è affatto degna di nota. Formatosi in una scuola cattolica, ben presto si arruolò nell'esercito coloniale. Diversamente da altri dittatori però, essendo destinato a una sezione di economato, non combatté mai. Qui sta il punto chiave della parabola vitale del giovane sergente. La scienza delle finanze dovrebbe dedicare approfondite ricerche a questo oscuro ufficio dell'amministrazione militare. Non sappiamo quali concrete lezioni abbia applicato Mobutu, doveva trattarsi di pura magia, fatto sta che nel decennio successivo egli era già diventato l'uomo più ricco del continente Africano. (p. 78)