Salomon Reinach: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Sui preraffaelliti}} Quantunque parecchi tra di loro abbiano preceduto, sino dal 1848, la scuola francese sulla via del ''plenariismo''<ref>Pittura ''en plein air'', ovvero praticata all'aperto e non nel chiuso dello studio dell'artista.</ref> e del ''[[divisionismo]]'', essi non sono impressionisti; hanno in orrore l'esecuzione trasandata e affrettata; la loro fattura, minuziosa e pedantesca, sovrappone, senza cercare d'armonizzarli, colori intensi e crudi.<br>Cotest'arte arida e fittizia, comunque posta a servizio di un altissimo ideale, doveva finire per stancare. (p. 323)
*Emergeva però su tutti {{NDR|i pittori giunti a Roma per lo studio dei modelli antichi}} [[Vincenzo Camuccini]], natovi nel 1775. Egli seguì le idee di David, ma curò anche lo studio dei maestri italiani del Rinascimento o, meglio, di Raffaello, con poco vantaggio del suo colorito. Era un facile disegnatore ed un rapido esecutore, ma di poca ispirazione e di nessuna originalità. Perciò, forse, i suoi ritratti sono oggi più apprezzati che le sue grandi composizioni d'argomento romano o del periodo eroico del cristianesimo. In tutte accatastò reminiscenze di sculture antiche e di pitture cinquecentistiche, con così poca fusione, che Pierre Guérin<ref>Pierre-Narcisse Guérin (1774–1833), pittore francese.</ref> disse: «S'è nutrito di Raffaello e degli antichi, ma non li ha digeriti!...». (p. 338)
*Il [[Bertel Thorvaldsen|Thorwaldsen]], danese, recatosi a Roma di ventisei anni nel 1796, finì per rimanervi più di quarant'anni. Nessuno era più di lui fanatico sostenitore delle teorie del Mengs, del Winckelmann e del David<ref>[[Anton Raphael Mengs]] (1728–1779); [[Johann Joachim Winckelmann]] (1717–1768); Jacques-Louis David (1748–1825).</ref>. Gli sembrava anzi pericoloso ed inutile cercare nel vero le leggi e i principii dell'arte, quando già si erano concretati nella statuaria greca, dalla quale conveniva derivarli. (pp. 338-339)
 
==Note==