Bernardo Valli: differenze tra le versioni

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*[[Ahmed Sékou Touré|Seku Touré]] si è anche reso colpevole di crimini che possono essere affiancati a quelli di Bokassa. Lumumba sarebbe sfuggito alla regola? L'interrogativo non serve per Mobutu. Egli ha rovinato il Congo. L'ha depredato e ha decimato i nemici. Oggi lo Zaire rischia di disintegrarsi, trascinando con sé parte del Continente, come un ghiacciaio che si scioglie. Mentre riusciva in questa ardua impresa, Mobutu era lusingato, incoraggiato e protetto come Bokassa.
*[[Léopold Sédar Senghor|Senghor]] è sfuggito a quella che sembra una dura regola del continente. Prodotto al tempo stesso della società africana e della cultura francese, occidentale, Senghor non è il mostruoso risultato di una manipolazione genetica: al contrario è stato un saggio, democratico presidente del Senegal.
 
{{Int|1=Da [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/11/10/condoman-salvera-la-patria-dell-aids.html?ref=search ''"Condoman" salverà la patria dell'Aids'']|2=''la Repubblica'', 10 novembre 1996}}
*{{NDR|Sull'[[Aids]] in [[Uganda]]}} Qui, la guerra civile ha fatto mezzo milione di morti; i due dittatori succedutisi a Kampala, [[Idi Amin Dada]] e [[Milton Obote|Obote]], e la tubercolosi e la malaria e le varie dissenterie bacillari hanno ucciso e uccidono più dell' Aids; la quale è chiamata ''slim'' (magro, in inglese), perché è una malattia che, prima di ucciderti, ti fa dimagrire. Ti spolpa. Quando non si sapeva ancora di che malattia si trattasse, quando non si conosceva ancora il virus Hiv, se uno perdeva peso, al punto che la pelle gli cadeva di dosso come una camicia troppo larga, si diceva che avesse il "morbo di Rakai"; perché in quel distretto a Ovest del Lago Vittoria, ai confini con la Tanzania, la gente dimagriva sino a morirne, senza che nessuno riuscisse a capire perché. Adesso si sa che cos'è l'Aids, ma a Rakai si continua a morire, dimagrendo, tanto che in quella provincia ci sono dei villaggi quasi disabitati. Villaggi fantasma. I quali costituiscono un problema economico, sociale, oltre che umano: perché l'epidemia falcia perlopiù uomini e donne tra i venti e i quarant'anni, nel pieno della vita lavorativa. Senza contare gli orfani, che sono già un milione e mezzo. La vita media, in Uganda, è scesa da 51 a 47 anni.
*Chi vuole relativizzare gli effetti dell'epidemia, insiste sul fatto che si muore più di polmonite e di tbc: ma altri replicano che, distruggendo appunto il sistema immunitario, l'Aids favorisce quelle malattie. Benché le cure siano migliorate anche qui, e quindi il decorso non sia più precipitoso come un tempo, è impensabile che si possa prolungare una vita come in Occidente.
*L'Uganda risulta il paese più investito dall'Aids. Il paese più colpito nel continente più ferito dall'epidemia. Il virus aggredisce, sul piano nazionale, un abitante su cinque, secondo fonti realistiche. Nelle campagne la percentuale è più bassa, ma non vi si notano i recenti miglioramenti rilevati nelle città, dove la percentuale dei malati resta tuttavia più alta.
*Gli africani, secondo una formula retorica, hanno preso in mano il loro destino, non sono più oggetti trascurati dalla storia, sono diventati soggetti, perlomeno lo sono diventati i loro capi, non sempre gli individui: e il continente sembra sgretolarsi: traballano, si decompongono gli Stati nati dalla decolonizzazione; Zaire, Nigeria, Somalia...: come se il modello occidentale sul quale sono stati ricalcati non corrispondesse alla realtà africana. C'è l'incapacità di adeguarsi alla "civiltà" ereditata dal colonialismo, l'incapacità di riesumarne una africana, per poi adattarla ai tempi; e c'è, al tempo stesso, un rifiuto totale, indiscriminato, più o meno inconscio, che si esprime attraverso lo sciupio, la distruzione, il saccheggio, il massacro. L'Uganda è un'eccezione. Il paese è stato prima dilaniato da una lunga, estenuante guerra civile, dominata nelle sue varie fasi da due uomini - Amin Dada e Obote - che incarnavano sia l'incapacità, sia il rifiuto di cui si è parlato. Poi è stato investito dall'epidemia di fine secolo. Nonostante queste sciagure esso dimostra adesso un equilibrio e una capacità inventiva straordinari.
*All'inizio il presidente [[Yoweri Museveni]] ha esitato a riconoscere l'estensione dell'Aids. Lo tratteneva, come capita per gli individui, un senso di vergogna; poi ha capito la necessità di affrontare a viso aperto la prova con una campagna nazionale. La quale comincia a dare i suoi frutti, poiché l'epidemia si estende meno rapidamente d' un tempo. Oggi l'Uganda non è un paese africano come gli altri. Conosce una crescita economica costante, il Fondo monetario internazionale lo considera uno dei suoi migliori allievi, e vive un esperimento democratico di notevole interesse. Esso è stato elaborato durante la guerra civile dal Movimento Nazionale della Resistenza, di cui l'attuale presidente, Museveni, era ed è il capo. Il pluripartitismo occidentale, essendo stati i partiti nel passato all'origine di tante sciagure nazionali, è per ora escluso o, per meglio dire, sotto esame; ma le elezioni si sono svolte, come promesso, e in un modo giudicato regolare; e le libertà di parola, di stampa e di associazione sono rispettate; mentre dei "consigli rivoluzionari" a vari livelli, dal villaggio alla capitale, garantiscono una partecipazione e un controllo popolari che non sembrano del tutto fittizi. Gli Stati del continente sono stati spesso ritagliati secondo gli interessi o le fantasie dei colonizzatori, e le nazioni appaiono artificiali: l'Uganda è invece un grappolo di monarchie tradizionali, federate con la forza; e, nell'insieme, quelle monarchie tendono a formare, non senza difficoltà, è vero, una nazione. Una nazione compatta? Sarebbe eccessivo sostenerlo. Ma senz'altro una nazione temprata dalle severe prove vissute dalla indipendenza in poi.
 
{{Int|1=Da [http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/05/06/la-fine-di-mobutu-sconfitta-francese.html?ref=search ''La fine di Mobutu sconfitta francese'']|2=''la Repubblica'', 6 maggio 1997}}