Salomon Reinach: differenze tra le versioni

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==''Apollo Storia generale delle arti plastiche''==
*L'Egitto ha posseduto templi molto più ragguardevoli del Partenone di Atene; ma i suoi pesanti edifici non {{NDR|si}} impongono se non per la loro mole; sono decorati senza sobrietà e qualche volta senza buon gusto. La pecca più sensibile del [[tempio egizio]] è d'essere troppo lungo in proporzione della sua altezza, e di avere esternamente troppe muraglie in confronto alle scarse aperture. Sotto un tale aspetto il tempio egizio e la chiesa gotica presentano il più assoluto contrasto: qui, troppi pieni; là, troppi vuoti; l'arte greca e quella del rinascimento hanno saputo trovare il giusto punto intermedio. (pp. 17-18)
*Ciò che v'ha di più ammirabile nel [[Partenone]], è la giustezza delle proporzioni. Il rapporto tra l'altezza dei frontoni e le altre dimensioni del tempio, è stato determinato con tale esattezza che l'insieme non è né troppo leggero né troppo pesante, che le linee si armonizzano per produrre, ad un tempo, l'impressione dell'eleganza e della forza. Non meno sorprendente è la perfezione tecnica della costruzione. I grandi massi di marmo, i tamburi delle colonne sono riuniti ed assodati per via di {{sic|pernii}} e di caviglie di metallo, ma senza cemento, con commettiture così precise quanto quelle del più fine lavoro d'oreficeria. Mai l'arte moderna, che adopra il cemento con tanta profusione, ha potuto rivaleggiare con gli operai d'Ictino. (p. 50)
*[[Giovanni Bellini]], che visse circa 86 anni (1430?–1516), ha percorso tante diverse tappe che lo si direbbe una scuola di pittura piuttosto che un pittore. Le sue prime opere sono ancora fine ed aride, prossime al Mantegna, non scevre di durezze e bizzarrie di disegno; le composizioni della sua età matura sono capolavori, cui quasi nulla manca, nemmeno un riflesso della tavolozza di Giorgione, suo allievo, morto sei anni prima di lui. Questo grande artista, maestro di moltissimi allievi, ha percorso durante una laboriosa esistenza tutta la via che conduce dal Mantegna a Tiziano. Una sola cosa gli fece difetto: la dote o il gusto di rappresentare il movimento. (pp. 171-172)
*{{NDR|[[Claude Lorrain|Claudio Lorrain]]}} Egli è il maestro incontrastabile di quel genere falso e convenzionale che si chiama il paesaggio italiano, in cui il grande scenario della natura, sapientemente manipolato, serve di sfondo ad una composizione storica o mitologica. I templi, gli alberi e le {{sic|roccie}} di Claudio Lorrain hanno ben poco del reale; i suoi personaggi ne hanno meno ancora; ma ciò che salva i suoi quadri, ciò che procura loro una legittima ammirazione, è il sentimento poetico dello spazio, del cielo, dell'acqua, della luce. (p. 279)