Valerio Caprara: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Valerio Caprara==
*Provo un estremo fastidio quando si parla di napoletanità. Essa esiste quando non la si individua, non la si isola in provetta e non la si esalta. È la storia impareggiabile di questa città. È la storia anche dei misteri, della morbosità, delle contraddizioni, della violenza, delle irrisioni. Quando la napoletanità diventa tronfia ed arrogante, un surrogato della retorica di regime, sia di sinistra, di destra che di centro, mi appare in tutta la sua miseria ed indeterminatezza culturale. Non mi piace quando viene sistematizzata, ma quando viene inseguita, quando ti contraddice, ti prende alle spalle per una sensazione, una verità carnale, di clima o di paesaggio. Oggi, con l'avvenuta trasmigrazione delle menti e dei corpi, è difficile vagheggiarla come si faceva una volta. Tanto vale trovarla nel rischio di vivere, di pensare e di cercare a [[Napoli]] questa grande emozione.<ref>Citato inIn ''Napoli. Voci per una città'', a cura di Enzo Marzano e Antonella Ciancio, Adriano Gallina Editore, Napoli, stampa 1994, p. 107.</ref>
*{{NDR|Napoli}} Una romantica rovina da ripensare continuamente. Una splendida festa di sole, di mare e di morte. Immagine, quella della mia città, che fugge via, si avviluppa, si trasforma, si strazia, s'imbelletta, provoca ed eccita incarnandosi in figurazioni anarchiche, aggressive, imprevedibili, irridenti.<ref>Citato più estesamente in Giuliana Gargiulo, ''Napoli è'', Alfredo Guida Editore, Napoli, 1997. ISBN 88-7188-168-0, [https://books.google.it/books?id=Qrj9YPpN-QYC&lpg=PA25&dq=&pg=PA26#v=onepage&q&f=false p. 26]</ref>