Salomon Reinach: differenze tra le versioni

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→‎Apollo {{small|Storia generale delle arti plastiche}}: tolgo dal titolo il template small (rimane in Bibliografia)
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*[[Giovanni Bellini]], che visse circa 86 anni (1430?–1516), ha percorso tante diverse tappe che lo si direbbe una scuola di pittura piuttosto che un pittore. Le sue prime opere sono ancora fine ed aride, prossime al Mantegna, non scevre di durezze e bizzarrie di disegno; le composizioni della sua età matura sono capolavori, cui quasi nulla manca, nemmeno un riflesso della tavolozza di Giorgione, suo allievo, morto sei anni prima di lui. Questo grande artista, maestro di moltissimi allievi, ha percorso durante una laboriosa esistenza tutta la via che conduce dal Mantegna a Tiziano. Una sola cosa gli fece difetto: la dote o il gusto di rappresentare il movimento. (pp. 171-172)
*{{NDR|[[Claude Lorrain|Claudio Lorrain]]}} Egli è il maestro incontrastabile di quel genere falso e convenzionale che si chiama il paesaggio italiano, in cui il grande scenario della natura, sapientemente manipolato, serve di sfondo ad una composizione storica o mitologica. I templi, gli alberi e le {{sic|roccie}} di Claudio Lorrain hanno ben poco del reale; i suoi personaggi ne hanno meno ancora; ma ciò che salva i suoi quadri, ciò che procura loro una legittima ammirazione, è il sentimento poetico dello spazio, del cielo, dell'acqua, della luce. (p. 279)
*Nella prima metà del secolo {{NDR|diciannovesimo}}, il maggiore fra gli artisti inglesi è il [[William Turner|Turner]] (1775-1851), pittore innamorato della luce sino all'estasi, un [[Claude Lorrain|Claudio Lorrain]] romantico, febbrile e a volte teatrale, [...]. (p. 322)
*I {{sic|[[Preraffaelliti|prerafaeliti]]}} vedevano in [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] un apostata dell'Ideale ed un apostolo del ''savoir faire''; prendevano ad esempio il Botticelli e il Mantegna. Ma non erano volgari «impiastricciatori». Il carattere saliente della loro scuola è l'intellettualismo, il disdegno dell'arte per l'arte; vogliono narrare ed insegnare, commuovere l'anima delle folle, scendere tra il popolo e convertirlo alla bellezza. (pp. 322-323)
*Emergeva però su tutti {{NDR|i pittori giunti a Roma per lo studio dei modelli antichi}} [[Vincenzo Camuccini]], natovi nel 1775. Egli seguì le idee di David, ma curò anche lo studio dei maestri italiani del Rinascimento o, meglio, di Raffaello, con poco vantaggio del suo colorito. Era un facile disegnatore ed un rapido esecutore, ma di poca ispirazione e di nessuna originalità. Perciò, forse, i suoi ritratti sono oggi più apprezzati che le sue grandi composizioni d'argomento romano o del periodo eroico del cristianesimo. In tutte accatastò reminiscenze di sculture antiche e di pitture cinquecentistiche, con così poca fusione, che Pierre Guérin<ref>Pierre-Narcisse Guérin (1774–1833), pittore francese.</ref> disse: «S'è nutrito di Raffaello e degli antichi, ma non li ha digeriti!...». (p. 338)