Luigi Salvatorelli: differenze tra le versioni

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*C'era nell'aria {{NDR|nel periodo della belle époque}} un senso di benessere crescente e di gioia della vita. Di codesta "felicità dei tempi" non mancò la coscienza alla generazione di allora: e ne abbiamo testimonianze molteplici sia contemporanee, sia di posteriore preciso ricordo: testimonianze che sarebbe interessante confrontare, per analogia e diversità, con quelle della felicità augustea nel mondo ellenistico romano. (vol. I, parte prima, cap. primo, p. 173)
*Il [[positivismo]] non volle pronunciarsi sulla natura ultima delle cose; per esso unica realtà scientifica era il fatto, inteso come qualche cosa di dato, di esteriore allo spirito, dimodoché il problema critico veniva ad essere soppresso e lo spirito stesso ad esser negato implicitamente. Questa scuola pertanto si chiudeva nell'{{sic|àmbito}} delle scienze positive, ma sopra i dati di esse voleva costruire una veduta generale del mondo. (vol. I, parte prima, cap. secondo, p. 181)
*Come rappresentante filosofico-politico {{NDR|della fede nell'umanità e nel suo progresso indefinito}} indichiamo [[Jean Jaurès|Jaurès]], il capo socialista francese, che rimanendo positivista e professando almeno in qualche misura il materialismo storico marxistico, distinse tuttavia nettamente i fenomeni naturali dai fisici, affermò al di là della conoscenza scientifica la fede in un Essere infinito, congiunto intimamente al mondo, e riconobbe che la coscienza umana ha bisogno di Dio, che le religioni escono dal fondo dell'umanità. Il socialismo diveniva nel suo pensiero una forma della vita religiosa, in quanto questa consisteva per lui nell'uscire dall'io egoista e meschino per andare verso la realtà ideale ed eterna. (vol. I, parte prima, cap. secondo, p. 183)
*Nella raccolta dei ''Discorsi politici'' del [[Enrico Corradini|Corradini]], il primo, del febbraio 1902, è dedicato a "Le opinioni degli uomini e i fatti dell'uomo"; e sospirando per una dozzina di pagine sulla molteplicità disparata delle opinioni contemporanee, facendo qualche fiacca puntata contro internazionalismo, socialismo, umanitarismo, e in favore del sentimento nazionale, non abbozza, neanche per semplici accenni una dottrina. (vol. I, parte prima, cap. secondo, p. 216)
*Avviandosi quell'{{sic|irrozzimento}} degli spiriti che toccherà il culmine nei venti anni fra le due guerre {{NDR|mondiali}}, il [[superuomo]] nietzschiano, che aveva in sé un profondo (anche se confuso e aberrante) afflato morale, decisamente si materializza. Superuomo appare colui che si fa largo a gomitate, che sale sui corpi atterrati degli altri, che asservisce al suo comodo e al suo piacere la plebaglia vile. Il superuomo è anche, e si proclama innanzi tutto, superpatriota: ma la patria è per lui, consciamente o inconsciamente, terreno delle sue prodezze, piedistallo della sua statua, materia plasmata dalle sue mani di creatore, occasione e sfogo della sua sensualità. (vol. I, parte seconda, cap. terzo, pp 429-430.)