Indro Montanelli e Roberto Gervaso: differenze tra le versioni

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*{{NDR|[[Riccardo I d'Inghilterra]]}} chiese di vedere un eremita calabrese, di nome [[Gioacchino da Fiore|Gioacchino]], che viveva in una caverna sui monti della Sila e godeva fama di profeta. Raccontavano che durante un pellegrinaggio a Gerusalemme Gioacchino aveva visto Cristo che gli aveva consegnato il libro dell'Apocalisse perché vi leggesse il futuro. Riccardo lo interrogò sull'esito della Crociata. Gioacchino disse che Gerusalemme sarebbe stata riconquistata dopo sette anni di dominazione musulmana. Poiché Saladino l'aveva strappata ai Cristiani da appena tre, Riccardo ribatté che allora era inutile andare in Terrasanta. Ma l'eremita rispose che facendo l'oroscopo non aveva tenuto conto dei miracoli, e che i sette anni dovevano perciò essere ridotti a tre o quattro al massimo. (cap. 17, 2004, pp. 187-188)
*{{NDR|[[Folco di Neuilly]]}} Era un uomo tarchiato, analfabeta e di modi grossolani. Vestito di stracci, con una bisaccia a tracolla e un crocifisso di legno sul petto, viveva a bordo di un macilento ronzino e si nutriva esclusivamente di erbe e di pane secco. Predicava nelle piazze, agli angoli delle strade e, nella foga di far proseliti, persino nei bordelli. I suoi seguaci dicevano che per bocca sua parlava lo Spirito Santo, ma i suoi sermoni erano sgrammaticati e sconclusionati, e il tono minaccioso e apocalittico. [...] fu l'infaticabile ''agit-prop'' di [[Papa Innocenzo III|Innocenzo]] nelle campagne e alle Corti di Francia. Bussò alla porta di centinaia di castelli, rastrellò oboli e promesse, e in cambio dispensò, a nome del Pontefice, benedizioni e indulgenze. (cap. 18, 1974, pp. 261-262)
*Nel 1229, come abbiamo visto, [[Federico II di Svevia|Federico II]] riconquistò Gerusalemme ma quando tornò in Italia la Città Santa ripiombò nelle mani degli Infedeli. La notizia fu accolta in Europa con grande costernazione.<br>Quando l'apprese, il cristianissimo Re di Francia [[Luigi IX di Francia|Luigi IX]] s'ammalò gravemente di dissenteria. Era un uomo pio, casto e generoso e godeva fama di santo. I medici l'avevano già dato per spacciato quando il suo confessore gli pose sul capo la corona di spine di Gesù. Luigi lo ricompensò con una bella Crociata. Invano la moglie e la madre cercarono di dissuaderlo anche perché non si era ancora completamente ristabilito e il clima caldo dell'Oriente avrebbe potuto minare la sua debole fibra. Ma il Re era ben deciso a riconquistare la Terrasanta e a convertire al Cristianesimo i Maomettani, con le buone o con le cattive. Viveva in uno stato di continua esaltazione mistica, e quando pensava al Sepolcro di Gesù in mano agli infedeli scoppiava in lacrime e mandava gemiti accorati. Passava intere giornate in chiesa a pregare e a cantare i salmi, si sottoponeva a penitenze, digiunava, indossava il cilicio e dormiva sulla paglia. (cap. 22, 1974, pp. 334-335)
 
===''L'Italia dei secoli d'oro''===
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*Indro Montanelli, Roberto Gervaso, ''L'Italia dei Comuni'', settima edizione BUR Saggi, Rizzoli, Milano, 2004. ISBN 88-17-11809-5
**''Storia d'Italia. Volume VIII: L'età di Federico Barbarossa'', BUR, Milano, 1974.
**''Storia d'Italia. Volume XI: L'età di Federico II di Svevia'', BUR, Milano, 1974.
*Indro Montanelli, Roberto Gervaso, ''L'Italia dei secoli d'oro'', nona edizione BUR Saggi, Rizzoli, Milano, 2009. ISBN 978-88-17-11813-2
*Indro Montanelli, Roberto Gervaso, ''L'Italia della Controriforma''