Domenico Induno: differenze tra le versioni

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Vespasino Bignami: Induno e la "pittura di genere"
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*Il piglio brusco del nostro Domenico era, del resto, così insito alla sua natura, che neppure dell'istoria patria non celebrò mai volentieri le pagine più rilucenti d'oro e di porpora; la melanconia era la sua Musa, e il ''memento homo'' gli veniva troppo più volentieri sul labbro che non l'''alleluja''. ([[Tullo Massarani]]).
*In [[Francesco Hayez|Hayez]] le grazie della forma e della linea sono tali che rendono spesso la bellezza molle e voluttuosa; nell'Induno invece c'era come qualcosa di aspro e di chiuso che gli faceva velo alla bellezza e pareva quasi gli facesse temere di peccare rivelandola altrui; la tavolozza d'Hayez riluce d'una tinta serena che invita e ristora, quella dell'Induno severa invece e cupa, a tutta prima sembrava quasi voler respingere i profani. ([[Giuseppe Rovani]])
*Qui a Milano {{NDR|nella ''pittura di genere''}} si fanno applaudire Ignazio Manzoni, Molteni, Zuccoli e Scattola<ref>I pittori Ignazio Manzoni (1799-1888), Giuseppe Molteni (1800-1867), Luigi Zuccoli (1815-1876) e Domenico Scattola (1814-1876).</ref> coi loro primi tentativi; ma vi emerge presto, fra lotte e clamori, Domenico Induno. Quando egli rappresentò – nel quadro ''La Questua'' – le dame milanesi che vanno raccogliendo sussidi per le vittime del gennaio 1848<ref>Vittime dei moti rivoluzionari.</ref>, il pubblico ne fu commosso e ammirò in lui il cittadino, e insieme l'artista che sentiva il suo tempo e trovava sé stesso nel contatto della vita. ([[Vespasiano Bignami]])
 
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