Daniel Pennac: differenze tra le versioni

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*Ogni [[studente]] suona il suo strumento, non c'è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri [[musicista|musicisti]] e trovare l'[[armonia]]. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un'orchestra che prova la stessa sinfonia. E se hai ereditato il piccolo [[Triangolo (strumento musicale)|triangolo]] che sa fare solo tin tin, o lo [[scacciapensieri]] che fa soltanto bloing bloing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile, che diventino un ottimo triangolo, un impeccabile scacciapensieri, e che siano fieri della qualità che il loro contributo conferisce all'insieme. Siccome il [[piacere]] dell'armonia li fa progredire tutti, alla fine anche il piccolo triangolo conoscerà la [[musica]], forse non in maniera brillante come il primo violino, ma conoscerà la stessa musica. Il problema è che vogliono farci credere che nel mondo contino solo i primi violini (III, 7, p. 107-108)
*E perché non imparare questi testi a [[memoria]]? In nome di che cosa non appropriarsi della letteratura? Forse perché non si fa più da tanto tempo? Vorremmo lasciare volar via pagine simili come foglie morte solo perché non è più stagione? È davvero auspicabile non ''trattenere'' simili incontri? Se questi testi fossero persone, se queste pagine eccezionali avessero volti, dimensioni, una voce, un sorriso, un profumo, non passeremmo il resto della vita a morderci la mani per averli lasciati scappare via? Perché condannarci a conservarne solo una traccia che sbiadirà fino a essere solo il ricordo di una traccia... (III, 12, p. 122)
*Se dovessi definire queste lezioni, direi che i miei presunti i somari e io lottavamo contro il pensiero magico, quello che, come nelle fiabe, ci tiene prigionieri di un eterno presente. [...] Nessuno è condannato a essere per sempre una nullità, come se avesse mangiato una mela avvelenata! Non siamo in una fiaba, vittime di un incantesimo!<br />Forse è questo insegnare: farla finita con il pensiero magico, fare in modo che a ogni lezione scocchi l'ora del risveglio. (III, 17; p. 137)
*La risposta assurda costituisce l'ammissione diplomatica di una ignoranza che, nonostante tutto, cerca di mantenere un rapporto. [...] Rispondendo quello che capita alla domanda posta dall'insegnante, cesso di considerarlo in quanto insegnante, diventa un adulto che io lusingo o elimino mediante l'assurdo. (III, 18, pp. 140 sg.)
*Sono parole pericolose, i pronomi complemento, mine antiuomo sepolte sotto il significato apparente che ti esplodono in faccia se non le disinneschi. (IV, 2, p. 157)