Maria Carolina d'Asburgo-Lorena: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 4:
*Mia cara Miledy. — Da giovedì non abbiamo notizia di Mack dagli Abruzzi. Ciò mi fa vivere in palpiti ed in continue ambasce. Ardisco inviarvi questa sera tutto il nostro danaro di Spagna del re e mio. Essi sono 60/m ecco tutto il nostro avere, ma noi non abbiamo mai tesorizzato. I diamanti di tutta la famiglia, uomini e donne, verranno domani sera, per essere tutto consegnato al rispettabile ammiraglio Lord Nelson. Il generale (Acton) gli avrà parlato del nostro danaro, ma è quello per pagare l'esercito, marina ecc. Infine, la viltà, il tradimento, la paura, la costernazione generale, ed il nessun vigore mi fanno molto temere. Ciò mi rende completamente sventurata; ma adempierò a tutti i miei doveri fino alla fine. Addio, i miei complimenti al cavaliere, al rispettabile Milord, nostro liberatore. Conservatemi la vostra amicizia. Voi me ne date tante {{sic|pruove}}, e credetemi per la vita, la vostra sincera amica — Carolina.<br>Saverio, uomo fedele e sicuro accompagnerà il danaro. Questa era scritta jeri, ma sapendo la festa in casa di Nizza, non ho voluto mandare, per non incomodarvi. Lo farò stasera e v'invierò tutto, {{sic|gioje}}, danari e quant'occorre, perchè la nostra sventura incalza. I nostri sono de' vili, degli infami, degli esseri esecrati. Il fratello d' Acton è giunto e racconta orrori. Mack è alla disperazione. Sono fra duolo e fra sbalordimento.<br> Addio, i miei complimenti all'eroe Nelson ed alla sua buona nazione: arrossisco dell'infame viltà della nostra. Addio, tutta vostra per la vita e per la morte — Carolina. (dalla lettera del 17 dicembre 1799, pp. 31-32)
*Càra {{sic|Miledi}}. — lo abuso della vostra bontà e di quella del nostro bravo ammiraglio. Le casse grandi fatele riporre a fondo di stiva. Le piccole più a mano. Egli è che io ho, disgraziatamente, una numerosa famiglia. Sono nel colmo della desolazione e delle lagrime, persuasa che il colpò sarà da sbalordire; la rapidità sopratutto, e parmi di non venirne mai a fine. Esso m'abbatterà e lo sbalordimento mi condurrà alla tomba. Piacciavi, mia cara, farmi tutto sapere, tutto. Siate certa della mia discrezione. Mio figlio è ritornato da Capua e racconta orrori delle truppe ritornate fuggenti. È una sventura di meno. Addio, mia cara, l'orribile ruina abbrevia due terzi della nostra pura esistenza. Mi rimetterò alla divina Provvidenza e me ne farò una ragione. Il momento è crudele, mortale. Porgete i miei saluti al nostro stimabile liberatore. Addio, mille complimenti. Abbiatevi la mia riconoscenza. (da Lettera del 19 dicembre 1799, p. 33)
*Mia cara Miledy — Son più morta che viva. I rapporti di Pignatelli fatti a Luzzj , i documenti forniti da quelle canaglie di nobili provano che la rivoluzione è intieramente consumata. Il popolo è unito col potere costituente
*Mia cara Miledy. — Di ritorno dal convento ho saputo la felice nuova che i castelli sono stati in parte presi. Ad onta del perdono accordato, i furfanti si battevano ancora al palazzo da disperati, avendone distrutta una parte. Alcuni se ne sono fuggiti, ed il popolo fa delle giustizie parziali su quei birbanti. Ciò che ci bisogna è un secondo 1° agosto, un Aboukir del nostro bravo generale. Datemi vostre care nuove. Curate la vostra salute, la quale mi mantiene inquieta e contate sull'inviolabile attaccamento e sincera riconoscenza della vostra leale amica Carolina. (dalla lettera da Palermo del 18 giugno 1799, p. 66)
*Mia cara Miledy — Nessuna lettera né vostra da Napoli, né da Procida. Il cardinale dal 17 non dà più segni di vita. Da Napoli non giunge né Tschudy , né Micheroux , né Don Scipione. Sono convinta che tutto sia consigliato, fatto, eseguito. Possa egli essere per il bene. Conto sul vostro arrivo con la squadra, e sulla fermezza dell'ammiraglio. Son decisa di non rimettere mai più il piede a Napoli, se le cose andranno poco onorevolmente e in modo da far temere una recidiva pel futuro. Confido tutto in voi altri. (dalla lettera da Palermo del 24 giugno 1799, p. 67)
|