Ardengo Soffici: differenze tra le versioni

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altra su Daumier: le sue prime opere di pittura
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*[...] la principale caratteristica di tutta l'opera pittorica del [[Honoré Daumier|Daumier]], anche di quella parte di essa che fu prima realizzata fra uno studio umoristico di costumi e una caricatura repubblicana, è: la maturità.<br>Maturità d'intenzione e d'attuazione. Difatti non c'è disegno o dipinto tra tutti quelli che il nostro maestro eseguì primi e prima espose davanti al pubblico disattento, nei quali già non si senta come forma e materia siano perfettamente dominate dall'artista, e dove la sua tempra di pittore nato non si affermi di primo acchito e con tutte quante le sue caratteristiche e possibilità, poi ribadite e sviluppate con sempre maggiore imperio e fortuna. (da ''Daumier pittore'', in ''[https://archive.org/details/dedalorassegnada02ojetuoft/page/408 Dedalo. Rassegna d'arte diretta da Ugo Ojetti]'', Casa editrice d'Arte Bestetti e Tumminelli, Anno II, Volume II, Milano-Roma, 1921-1922, pp. 408-410)
*[[Liberalismo]]: lasciare a tutti la libertà di sopprimere la nostra. (da ''Battaglia fra due vittorie'', La Voce, 1923, p. 141)
*{{NDR|Commentando le prime opere di pittura del caricaturista Daumier}} Ma già, fin d'allora, quale perfetta padronanza del nuovo mestiere! Il segno, il tocco, l'impasto sono quelli di un maestro che agli altri maestri del suo tempo può stare accanto senza timore di sfigurare, se pure non li supera e non insegna loro qualcosa. E poiché questi maestri sono fra i più eminenti della scuola francese contemporanea, come Delacroix, Decamps, Millet, Coubert, si potrà facilmente comprendere quale fosse l'importanza di quei primi passi pittorici.<br>Più tardi, i migliori artisti di Francia: Manet, Degas, Cézanne, e anche un poco Renoir, appariranno non solo influenzati da lui, ma addirittura suoi discepoli. (da ''Daumier pittore'', ''[https://archive.org/details/dedalorassegnada02ojetuoft/page/412 ibidem]'', p. 412)
*Tutto si paga con 24 ore di [[giovinezza]] al giorno. (da ''Bif& ZF + 18 = Simultaneità – Chimismi lirici'', Edizioni della "Voce", Firenze 1915)
*Volendo assegnare una paternità ideale a [[Paul Cézanne]], le grandi immagini di Michelangelo e di Eschilo apparirebbero fra le prime alla fantasia. Al pari del toscano, egli ha compreso la forza mistica che scoppia dalle cose mute, dai tronchi e dalle rocce; al pari del greco, ha sentito la potenza selvaggia che erompe dal cuore ingenuo del popolo, e queste due energie ha racchiuse nei suoi paesi e nelle sue figure. Così come la loro, la sua opera è un rozzo terreno, spoglio, pietroso, atroce, scorticato, dal quale sbocciano piante, fiori ed erbe, mestamente, castamente, con semplice spontaneità naturale. Per arrivare a suggerire pittoricamente delle immagini tanto solenni, è naturale che Paul Cézanne abbia dovuto sfrondare le sue fantasie e presentarle religiosamente, col solo magistero dello stile. Infatti il suo colore e il suo disegno sono agri, poveri e brutali. Nella sua pittura si riscontrano i conflitti cromatici che, per il primo, Masaccio suscitò realisticamente negli affreschi della cappella Brancacci al Carmine; ed anche le torsioni vigorose del Tintoretto. Senza legge, senza scrupoli, il suo stile accusa le asperità dei contorni degli esseri e di ciò che li circonda. (da ''Scoperte e massacri'', 1929<ref name="multi">Citato in Stefania Lapenta, ''Cézanne'', I Classici dell'arte, Rizzoli – Skira, Milano, 2003, pp. 183-188 e frontespizio. ISBN 88-7624-186-8</ref>)