Julien Green: differenze tra le versioni

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==[[Incipit]] di ''Adriana Mesurat''==
In piedi, le [[Mano|mani]] dietro la schiena, Adriana guardava il "cimitero". In [[casa]] Mesurat così chiamavano un gruppo di dodici ritratti appesi in sala da pranzo sopra una credenza, uno presso l'altro, in modo da coprire tutta una parete. Si contavano sette Mesurat, tre Serre e due Lécuyer, membri di [[Famiglia|famiglie]] imparentate ai Mesurat, tutti morti.<br>Fatta eccezione per un dipinto del quale riparleremo, erano di quelle fotografie come se ne faceva venticinque anni fa, aride e fedeli, nelle quali il volto appariva su un fondo bianco senza che un'[[ombra]] indulgente ne addolcisse i difetti; la [[verità]] sola parlava il suo duro linguaggio.
 
== Mezzanotte==
*Elisabeth non fece nessun gesto: intuiva, da qualche istante, la grande invisibile presenza che invadeva la casa e le sue mani si fecero di ghiaccio. In quello stesso momento udirono un lungo grido e si spaventarono riconoscendovi la voce della disperazione che dappertutto, in qualsiasi occasione, risuona e saluta la morte. (Parte seconda, III, finale).
 
==Bibliografia==
*Julien Green, ''Adriana Mesurat'' (''Adrienne Mésurat''), traduzione di Arturo Tofanelli, CDE, Milano, 1972.
*Julien Green, ''Diario 1940-1943'', traduzione di Libero de Libero, Arnoldo Mondadori Editore, 1949<sup>1</sup>.
*Julien Green, ''Mezzanotte'', traduzione di Enrico Emanuelli, Longanesi, 2009;
*Julien Green, ''Partire prima di giorno''(''Partir avant le jour''), traduzione di Marina Valente, Rizzoli, 1966.