Alberto Consiglio: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Alberto Consiglio==
*Abbiamo detto che la [[cucina napoletana]] è l'arte di una regale plebe. È un'arte che è arrivata alla reggia. Sì, certo, ma risalendo dal popolo, nata, inventata dalla miseria. Per intendere questo spirito, che rimane evidente, anche nelle sue manifestazioni più complesse e più impegnative, bisogna studiare analiticamente le sue forme essenziali.<br>Non per audacia paradossale abbiamo detto che l'arte gastronomica napoletana nasce dalla plebe e dalla miseria.<ref>da ''Sentimento del Gusto ovvero della Cucina Napoletana'', Parenti, 1957, pp. 22-23; citato in [[Vittorio Gleijeses]], ''Feste, Farina e Forca'', prefazione (all'edizione del 1976) di [[Michele Prisco]], Società Editrice Napoletana, Napoli, 1977<sup>3</sup> riveduta e aggiornata, pp. 247-248.</ref>
*Lo stile dominante della cucina napoletana è, viceversa, il naturismo. Nella ricerca un po' macchinosa della [[cucina bolognese|mano bolognese]] che elabora, compone, inventa sapori, noi riconosciamo le volute e i cartocci dello stile barocco. La mano napoletana si sforza, invece, di mantenere ben distinti i sapori naturali, per esaltarne la freschezza e la genuinità. <ref>da ''Sentimento del Gusto ovvero della Cucina Napoletana'', Parenti, 1957, pp. 22-23; citato in [[Vittorio Gleijeses]], ''Feste, Farina e Forca'', p. 247.</ref>
*Ma il passaggio, o trasformazione subitanea, da "caffè" a [[bar]], ha un suo significato storico e preciso. Perché la società del "caffè", la ''[[Belle Époque|Belle Époque]]'', non è stata, in definitiva, soppressa e mutata dai cataclismi, dalle guerre, dalle rivoluzioni, dalle alluvioni economiche e sociali. Tutto il guasto, tutta la mutazione è venuta da un cambio di velocità: gli uomini del caffè andavano a trenta, a cinquanta all'ora; gli uomini del bar vanno a duecento, a cinquecento, a mille all'ora.<ref>Dall'introduzione a [[Erminio Scalera]], ''I caffè napoletani'', Napoli, 1967; citato in (Monumenti e Miti della Campania Felix – Il Mattino), ''Il caffè'', postfazione di Lejla Mancusi Sorrentino, Pierro, 1997, pp. 108, 110.</ref>
 
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