Civiltà romana: differenze tra le versioni

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==Citazioni==
*– Chi? Chi ha dipinto queste immagini? Quale razza di uomini fu tanto gloriosa da riempire il nostro mondo, come hai appena detto, di indescrivibile bellezza?<br>– Mi è stato raccontato, sire, che hai servito nella corte dell'imperatore Carlo Magno, che io stesso ho visitato. Non posso dunque credere che tu non sappia ciò che io so. Queste immagini vennero dipinte dai romani. Conquistarono queste terre molto tempo fa, come il mondo intero. Ma erano pagani. Adoravano falsi dei.<br>– Non dovrai mai parlare a nessun' altro della nostra conversazione di oggi. Nessun' altro potrebbe capire. Ne avrebbero paura. Accettano la spiegazione secondo la quale una razza di giganti una volta viveva qui, e che non abbiamo nulla a che fare con loro. Il fatto è, Athelstan, che abbiamo perso più conoscenza di quanta mai ne abbiamo acquisita. I romani sapevano cose che noi non sapremo mai. I loro dei pagani gli permettevano di controllare il mondo. E qual'è la lezione che possiamo trarne? (''[[Vikings]]'')
*È curioso constatare – ed insisto su questo punto, perché mi sembra di importanza capitale, e perché, pur essendo noto, non mi sembra abbastanza sottolineato – è curioso constatare l'indifferenza pressoché totale del mondo romano per la scienza e la filosofia. Il cittadino romano si interessa alle cose pratiche. L'agricoltura, l'architettura, l'arte della guerra, la politica, il diritto, la morale.<br>Ma si cerchi in tutta la letteratura latina classica un'opera scientifica degna di questo nome, e non si troverà; un'opera filosofica, ancor meno. Si troverà Plinio, cioè un insieme di aneddoti e racconti da comare; Seneca, cioè un'esposizione coscienziosa della morale e della fisica stoiche, adattate – il che significa semplificate – ad uso del pubblico romano; Cicerone, cioè i tentativi filosofici di un letterato dilettante; o Macrobio, un manuale di scuola elementare.<br>È veramente stupefacente, se vi si presta attenzione, che i Romani, non producendo nulla essi stessi, non abbiano nemmeno mai sentito il bisogno di procurarsi delle traduzioni. In effetti, al di fuori di due o tre dialoghi platonici (tra cui il Timeo) tradotti da Cicerone – trasduzione di cui non ci è pervenuto nulla – né Platone, né Aristotele, né Euclide, né Archimede sono mai stati tradotti in latino. Almeno nell'età classica. Perché se è vero che l'Organon di Aristotele e le Enneadi di Plotino lo furono, è parimenti vero che in fin dei conti ciò avvenne molto tardi e per opera di cristiani. ([[Alexandre Koyré]])
*La potenza romana poggia sui costumi e gli uomini antichi. ([[Quinto Ennio]])