Anna Franchi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Citazioni: Giovanni Boldini
Riga 8:
*[...] non tutti i giovani [[macchiaioli]] seppero innalzare il loro nome fino alla luminosa notorietà. Né tutti erano pittori; fra i frequentatori del {{NDR|Caffè}} Michelangiolo<ref name="Michelangiolo">Tradizionale luogo di ritrovo degli artisti toscani, in particolare dei ''macchiaioli''.</ref> vi erano pittori e letterati, vi erano dei semplici copiatori di galleria, e degli artisti ai quali sorrideva più l'immediato guadagno della gloria futura. (I macchiaioli, parte 2, p. 35)
*E ridendo si ricorda il [[Angiolo Tricca|Tricca]]. Questi, ritrattista fine, un po' ricercato ma accuratissimo, e più di tutto caricaturista sommo, era l'anima del Caffè {{NDR|Michelangiolo di Firenze}}<ref name="Michelangiolo"/>. Inventava ogni giorno una burla, ogni ora un motto salace, ogni poco una nuova caricatura. Giunse a farla a sé stesso e così bella che, fra tutte quelle fatte nell'epoca del Caffè, è conservata come una delle migliori. La satira era parte della sua mente, del sangue suo, non parlava se non ''prendeva in giro'' qualcuno. Le debolezze del prossimo non gli sfuggivano mai, ed era tanto il bisogno di canzonar la gente, che perfino al canuccio spelacchiato che sempre lo seguiva, faceva ''prendere il cappello'' – così ricorda il Signorini<ref>Telemaco Signorini (1835-1901), pittore e incisore italiano. Fece parte del gruppo dei ''macchiaioli''.</ref>. Non uno sfuggiva alla sua satira; suo figlio, la sua domestica, suo fratello al quale fece una delle sue più belle caricature.<br>Organizzava le burle con la pazienza del ragno allorché adocchia la mosca, e non retrocedeva nemmeno se sapeva di crearsi un nemico. (I macchiaioli, parte 2, p. 37)
*[...], {{NDR|tra gli artisti che, pur non essendo toscani, frequentavano il Caffè Michelangelo}} ricorderò [[Giovanni Boldini]] di Ferrara, ingegno vivace, forte ritrattista, oggi celebre a Parigi.<br>Le sue figure risentono talvolta come di uno spirito comico, quasi avessero una leggera tendenza alla caricatura, e forse perché sempre sono evidentissimi i segni caratteristici del soggetto. Fu molto discusso appunto per questa sua verità di esecuzione, non facilmente allora ci si poteva adattare a vederci riprodotti con verità; l'adulazione nel ritratto era necessaria. Era realmente uno spirito parigino, e credo che egli sentisse come soltanto a Parigi si apprezzerebbe la sua pittura. Vi si recò infatti e vi si fece ammirare. (I macchiaioli, parte 2, pp. 40-41)
*[...] il [[Telemaco Signorini|Signorini]] fu poeta quanto pittore, anzi direi che fu il pittore poeta od il poeta pittore, che in lui l'arte e la poesia eran fuse in un unico sentimento: rendere in un qualsiasi modo quel bisogno irresistibile dell'anima di raccontare al mondo le sensazioni buone o dolorose.<br>Era figlio dell'arte, suo padre era pittore, un suo fratello, morto giovane, lo era pure; [...].<br> Però Telemaco Signorini, non aveva per la pittura quella passione sfrenata che quasi come un obbligo, vogliamo ritrovare in tutti coloro che sono riusciti ad alzare la testa un po' al di sopra della moltitudine; egli fece il pittore per contentare il padre, che amava molto, ma forse la letteratura lo attirava, ed anche lo attirava il bisogno di correre pel mondo, vago di spaziare lo sguardo su nuovi orizzonti. (I macchiaioli, parte 2, pp. 43-44)
*Però, il Signorini, non era il vero ribelle, che si lascia trascinare da un irresistibile entusiasmo; egli era logico e ragionava; infatti lo vediamo trasformarsi continuamente, e in tutti i suoi quadri si potrebbe ritrovare quell'acuto esame critico, che era un bisogno dell'anima sua e che qualche volta distruggeva l'efficacia dell'effetto. (I macchiaioli, parte 2, p. 45)