Jean-Paul Sartre: differenze tra le versioni

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*[...] la [[carezza]] non è un semplice sfiorare: ma un foggiare. Carezzando l'altro, io faccio nascere la sua carne con la mia carezza, sotto le mie dita. La carezza fa parte dell'insieme di cerimonie che incarnano l'altro. Ma, si può obbiettare, non era forse già incarnato? No. La carne dell'altro non esisteva esplicitamente per me, perché percepivo il corpo dell'altro in situazione; non esisteva per lui perché la trascendeva verso le sue possibilità e verso l'oggetto. La carezza fa nascere l'altro come carne per me e per lui. [...] Così la carezza non si distingue per nulla dal desiderio: carezzare cogli occhi o desiderare è la stessa cosa; il desiderio si esprime con la carezza come il pensiero col linguaggio. [...] Nel desiderio e nella carezza che l'esprime, mi incarno per realizzare l'incarnazione dell'altro; e la carezza, realizzando l'incarnazione dell'altro, mi manifesta la mia incarnazione; cioè io mi faccio carne per indurre l'altro a realizzare per-sé e per me la sua carne e le mie carezze fanno nascere per me la mia carne [...]<ref>Da ''L'essere e il nulla. La condizione umana secondo l'esistenzialismo'', trad. di Giuseppe Del Bo, NET, 2002, pp. 438-445.</ref>
*La separazione tra teoria e pratica ebbe come risultato di trasformare questa in un empirismo senza principi e quella in un sapere puro e cristallizato. <ref>Citato in ''Focus'' n.96, p. 178.</ref>
*La società rispettabile credeva in Dio per evitare di doverne parlare.<ref>Da ''Le parole''.</ref>
*L'[[inferno]] sono gli altri.<ref>Da ''A porte chiuse''.</ref>
*Lungi dall'essere esaurito, il [[marxismo]] è ancora giovanissimo, quasi nell'infanzia: ha appena cominciato a svilupparsi. Esso rimane dunque la filosofia del nostro tempo: è insuperabile perché le circostanze che l'hanno generato non sono ancora superate.<ref>Da ''Questions de méthode'' (''Questioni di metodo''), in ''Critique de la raisson dialectique'', Gallimard, Paris, 1960, traduzione italiana di F. Ferniani, Il Saggiatore, Milano, 1976, pp. 92-96.</ref>
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*La nostra corriera fa spostare un carro funebre, che caracolla davanti a noi, più adorno di un carretto siciliano, il cavallo ha l'aria di una bella di notte; la carrozza sobbalza dietro di lui, quattro colonne tortili sostengono una sorta di baldacchino dove volano gli angeli. Dai quattro vetri si vede la bara ricoperta di fiori. Ai quattro lati traballano lanterne d'argento. Sulla predella posteriore, un beccamorto fa acrobazie. È bello essere ricevuti a Napoli dalla morte. Da una morte caracollante, agghindata come una puttana, fantastica, assurda e veloce. Tutto si copre d'ombra, ci si immerge nella città. (da ''Verso Napoli'', p. 60)
 
==[[Incipit]] de ''Le parole''==
===[[Incipit]]===
In Alsazia, verso il 1850, un maestro di scuola carico di figli lasciò di propria volontà l'insegnamento per diventare droghiere.<br>
{{NDR|citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}}
 
===Citazioni===
*La società rispettabile credeva in Dio per evitare di doverne parlare.<ref>Da ''Le parole''.</ref>
*Ma i [[libri]] sono stati i miei uccelli e i miei nidi, la mia stalla e la mia campagna; la libreria era il mondo chiuso in uno specchio; di uno specchio aveva la profonditi infinita, la varietà, l'imprevedibilità. (p. 37)
 
==[[Explicit]] de ''Il muro''==
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*Jean-Paul Sartre, ''La nausea'' (''La Nausée'', 1938), traduzione di Bruno Fonzi, Einaudi, Torino, 1948. ISBN 8806173472
*Jean-Paul Sartre, ''La nausea'', traduzione di Bruno Fonzi, La biblioteca di Repubblica, 2003.
*Jean-Paul Sartre, ''Le parole'', traduzione di Luigi De Nardis, il Saggiatore, 1964.
*Jean-Paul Sartre, ''L'esistenzialismo è un umanismo'', traduzione di G. Mursia Re, Mursia, 1990.
*Jean-Paul Sartre, ''La morte nell'anima'', traduzione di Giorgio Monicelli, introduzione di Paolo Caruso, Oscar Mondadori, 1971.