Giovanni Papini: differenze tra le versioni

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*Finalmente è arrivato il giorno dell'ira dopo i lunghi crepuscoli della paura. Finalmente stanno pagando la decima dell'anime per la ripulitura della terra. Ci voleva, alla fine, un caldo bagno di sangue nero dopo tanti umidicci e tiepidume di latte materno e lacrime fraterne. Ci voleva una bella annaffiatura di sangue per l'arsura dell'agosto; e una rossa svinatura per le vendemmie di settembre; e una muraglia di svampate per i freschi di settembre. (da ''Amiamo la [[guerra]]!'', ''Lacerba'', II, 20, 1° ottobre 1914)
*I [[Cinema (luogo)|cinematografi]] colla loro petulanza luminosa, coi loro grandi manifesti tricolori, e quotidianamente rinnovati, colle rauche romanze dei loro fonografi, gli stanchi appelli delle loro orchestrine, i richiami stridenti dei loro ''boys'' rosso vestiti, invadono le vie principali, scacciano i caffé, s'insediano dove erano già le ''halls'' di un ''réstaurant'' o le sale di un {{sic|bigliardo}}, si associano ai ''bars'', illuminano a un tratto con la sfacciataggine delle lampade ad arco le misteriose piazze vecchie e minacciano, a poco a poco, di spodestare i teatri, come le tranvie hanno spodestato le vetture pubbliche, come i giornali hanno spodestato i libri, e i bars hanno spodestato i caffè.<ref>Da ''La filosofia del cinematografo'', La Stampa, 18 maggio 1907; citato in Francesco Casetti, Silvio Alovisio, ''L'esperienza del pubblico cinematografico'' in (a cura di) Silvio Alovisio, Giulia Carluccio, ''Introduzione al cinema muto italiano'', UTET, Torino, 2014, p. 285. ISBN 9788860083524</ref>
*Il [[Alberto Martini|Martini]] è disegnatore e nient'altro che disegnatore. Egli non pretende far quadri né aspira a eseguire decorazioni. I suoi unici strumenti sono la penna e la matita e non ha bisogno d'altre materie prime al di fuori della carta e dell'inchiostro. S'egli è qualcosa di più di un artefice, è un poeta, uno scrittore – un pensatore se volete. Ma in lui non c'è traccia di ricerca del colore. Un semplice e sicuro contorno; il crudo contrasto fra il bianchissimo e il nerissimo gli bastano. Al di là della linea e della massa tenebrosa egli non cerca altro. Tutta la sua opera è fatta di disegni e tutta la sua fama è fondata sopra la sua fecondità di disegnatore. (da ''Disegnatori italiani. Alberto Marini'', in ''Vita d'arte {{small|Rivista mensile d'arte antica e moderna}}'', Anno I, Vol. I, Gennaio 1908, p. 24)
*Io ho creduto alla guerra nel 14 e nel 15 – ma dal 16 a ora la mia repugnanza e la mia disillusione son andate crescendo gigantescamente. E oggi, come te, maledico e condanno ciò che esaltai. [...] L'orrore ci ha insegnato quel che veramente siamo. (dalla lettera ad [[Aldo Palazzeschi]], 9 luglio 1920<ref>Citato in Franco Contorbia, ''Su Palazzeschi "politico"''; in ''L'opera di Aldo Palazzeschi, Atti del convegno internazionale'', a cura di Gino Tellini, Olschki, Firenze, 22-24 febbraio 2001, p. 178</ref>)
*{{NDR|[[Alfredo Oriani]]}} Io non l'ho conosciuto. Ebbi l'onore, nel 1905, di pubblicare un capitolo inedito della sua ''Ideale Rivolta'' nel ''Leonardo'' ma non lo vidi mai. Forse è stato meglio: non avremmo avuto il tempo di limare le punte delle nostre persone scontrose colla consuetudine lunga e familiare dell'intimità. (da G. Papini, Alfredo Oriani. ''La lotta politica'', in ''Scrittori e artisti'')<ref name=Gentili>Citato in Sandro Gentili, ''Carteggio Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini'', Vol. I, 2003. ISBN 88-8498-115-8</ref>