Pier Paolo Pasolini: differenze tra le versioni

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*Appena avrò un po' di tempo pubblicherò un libro bianco di una dozzina di sentenze pronunciate contro di me: senza commento. Sarà uno dei libri più comici della pubblicistica italiana. Ma ora le cose non sono più comiche. Sono tragiche, perché non riguardano più la persecuzione di un capro espiatorio [...]: ora si tratta di una vasta, profonda calcolata opera di repressione, a cui la parte più retriva della Magistratura si è dedicata con zelo [...] Ho speso circa quindici milioni in avvocati, per difendermi in processi assurdi e puramente politici.<ref name="polizia">Citato in Wu Ming 1, ''[https://www.internazionale.it/reportage/wu-ming-1/2015/10/29/pasolini-polizia-anniversario-morte La polizia contro Pasolini, Pasolini contro la polizia]'' ''Internazionale.it'', 29 ottobre 2017.</ref>
*Disarmare la [[polizia]] significa infatti creare le condizioni oggettive per un immediato cambiamento della psicologia del poliziotto. Un poliziotto disarmato è un altro poliziotto. Crollerebbe di colpo, in lui, il fondamento della ‘falsa idea di sé' che il Potere gli ha dato, addestrandolo come un automa.<ref name="polizia"/>
*Finché i veri [[Napoli|napoletani]] ci saranno, ci saranno, quando non ci saranno più, saranno altri. Non saranno dei napoletani trasformati. I napoletani hanno deciso di estinguersi, restando fino all'ultimo napoletani, cioè irripetibili, irriducibili, incorruttibili.<ref>Citato più estesamente in Andrea Geremicca, ''Oltre la città, {{small|Napoli angoscia e speranza}}'', Guida Editori, Napoli, , 1977, p. 52.</ref>
*Ho scelto [[Napoli]]<ref>Per le riprese del ''Decamerone''.</ref>perché è una sacca storica: i napoletani hanno deciso di restare quello che erano e così di lasciarsi morire: come certe tribù dell'Africa.<ref>Da Piero Spila, ''Pier Paolo Pasolini'', Gremese Editore, Roma, 1999<sup>1</sup>. ISBN 88-7742-195-9, [https://books.google.it/books?id=JoFB4amYIlQC&lpg=&pg=PA99#v=onepage&q&f=false p. 99]</ref>
*I pomeriggi che ho passato a giocare a [[Calcio (sport)|pallone]] sui Prati di Caprara (giocavo anche sei-sette ore di seguito, ininterrottamente: ala destra, allora, e i miei amici, qualche anno dopo, mi avrebbero chiamato lo "Stukas": ricordo dolce bieco) sono stati indubbiamente i più belli della mia vita. Mi viene quasi un nodo alla gola, se ci penso. Allora, il [[Bologna Football Club 1909|Bologna]] era il Bologna più potente della sua storia: quello di Biavati e Sansone, di Reguzzoni e Andreolo (il re del campo), di Marchesi, di Fedullo e Pagotto. Non ho mai visto niente di più bello degli scambi tra Biavati e Sansone (Reguzzoni è stato un po' ripreso da Pascutti). Che domeniche allo stadio Comunale!<ref>Citato in Valerio Piccioni, ''Quando giocava Pasolini'', p. 26.</ref>
*Il [[Calcio (sport)|calcio]] è l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l'unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro.<ref>Da ''Saggi sulla letteratura e sull'arte''; citato in [[Cesare Prandelli]], Giuseppe Calabrese, ''Il calcio fa bene'', Giunti, Firenze, 2012, [https://books.google.it/books?id=GpM7VLnrR9AC&pg=PA7#v=onepage&q&f=false p. 7]. ISBN 88-0977-801-6</ref>