Guido Menasci: differenze tra le versioni

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→‎Gli angeli nell'arte: Melozzo da Forlì
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*Gli angeli suoi {{NDR|del [[Perugino]]}} son degni compagni di quelle Madonne tutte pie, tutte effuse di tenerezza che, modellate mollemente ma non senza vigore, vivono in un'atmosfera di luce limpida e fresca come quella delle giornate primaverili. Hanno gli angeli uno spirito di prontezza e una dolcezza di colori unita come ben si esprime il Vasari. (cap. 3, p. 87)
*La tempra energica di [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]] male si presta a carezzare le figure degli angeli traendole fuori delicate ed aeree dal marmo, facendole viver su le ampie pareti dove gli affreschi creano mondi nuovi: e nel mondo nuovo dischiuso agli occhi meravigliati, nella Cappella Sistina gli araldi celesti di Michelangelo hanno un tipo ben diverso dal consueto.<br> Sono giovinotti robusti, dalla fisionomia improntata a virile e quasi guerresca fierezza: ignudi, mostran valida muscolatura e in attitudini di sforzo, che non hanno grazia, ma ricordan quelle tutte vigoria degli atleti, o sorreggon Dio Padre tra le nuvole o accorrono recando gli strumenti della passione. Michelangelo ha tolto a queste creature l'ala vaporosa e leggera, l'ala lunga e bianca dal battito possente. (cap. 3, pp. 91-92)
*Uguale popolarità {{NDR|di quelli dipinti dal Beato Angelico}} è toccata in sorte agli angeli musici di Melozzo da Forlì, nella sagrestia dei canonici in San Pietro. La critica d'arte li annovera tra le più belle figure del maestro; sono otto, {{sic|vólti}} in atteggiamenti naturali, secondo lo strumento da cui debbono trarre l'incanto melodico. (cap. 4, p. 102)
 
==Bibliografia==