Anna Franchi: differenze tra le versioni

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*[[Serafino De Tivoli|{{sic|Serafino De-Tivoli}}]] fu il ''papà della macchia''<ref>Tecnica di pittura usata dai ''macchiaioli''; gruppo di artisti attivo, soprattutto in Toscana, nella seconda metà dell'Ottocento.</ref>.<br>Le discussioni che {{sic|Egli}} sosteneva con i retrogradi erano molto interessanti, cha a Lui coltissimo non mancavano parole, ed in special modo interessanti erano quelle sostenute con l'Ussi<ref>Stefano Ussi (1822-1901), pittore italiano.</ref>, il quale criticava acerbamente le sue prove di paese. Gli alberi fatti a massa, bucati con delle pennellate, per farvi entrare l'aria, erano oggetto di risate e di guerre senza fine, ed Egli sosteneva la battaglia impavido, tutto compreso della sua missione, e del proponimento di far prevalere la scuola del vero. (I macchiaioli, parte 2, p. 93)
*In tutti i suoi lavori si nota questa precisa impressione del vero, ma anche una grande trascuratezza di disegno; infatti è quasi impossibile trovare dei disegni di Serafino De-Tivoli; {{sic|Egli}} dipingeva; non disegnava. Forse nella foga di rendere ciò che vedeva, non trovava il tempo per ''la forma'', macchiaiolo tra i macchiaioli, i bozzetti primi che di lui restano sono delle vere macchie, pieni di sentimento, giusti di colore, ma assai poco disegnati. (I macchiaioli, parte 2, pp. 93-94)
*Fu uno dei primi ad unirsi al movimento di rinascenza, e non è tra i meno noti nel mondo; pure la sua non è la notorietà somma, e non è per deficienza di merito, ma per naturale disprezzo di quelle lodi, che a lui non davano intimo godimento. Esponeva poco, lavorava molto, ma per sé stesso. Il [[Telemaco Signorini|Signorini]] scriveva: «Il suo nome è tanto lontano dalla celebrità, quanto è lontano dalla mediocrità» e con queste parole ha definito il carattere di [[Cristiano Banti]]. (I macchiaioli, parte 2, p. 95)
*I suoi disegni sono semplicemente meravigliosi. Non impeccabili di linea soltanto, ma sentiti, ma frementi, ma palpitanti. Dell'essere ritratto egli fa vedere le linee e fa ''sentire'' il pensiero. Non trovo migliore espressione per rendere il mio concetto. Certo che una faccia che ride, disegnata dal [[Adriano Cecioni|Cecioni]], vi dà l'idea del vero sorriso, di quel sorriso che illumina una fisionomia, che accende lo sguardo, e che mette sulla fronte un raggio. (I macchiaioli, parte 2, pp. 113-114)
*{{NDR|Adriano Cecioni}} Non amava la Francia, e si spiega; la nazione gentile, ''charmeuse'', non poteva allettare quel carattere di fiero ribelle. Invece amò l'Inghilterra ove rimase un anno caricaturista.<br>Questa qualità sua fu, direi quasi terribile, tanto era forte. Nella caricatura era feroce. La sua esagerata tendenza all'orrore del falso, faceva per contrasto inevitabile esagerare il vero della persona riprodotta. (I macchiaioli, parte 2, pp. 115-116)