Sulla mia pelle (film 2018): differenze tra le versioni

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==Citazioni su ''Sulla mia pelle''==
*I registi, o gli attori, o gli sceneggiatori, raccontano storie: e dovrebbero fare domande, nel nostro caso qualcuna forse esce fuori; cioè, come mai Cucchi, non si è capito subito, in pochi hanno notato cose che invece erano molto notabili, molti ematomi in faccia, come mai non si è proceduto in certe direzioni, invece in altre, come mai un cittadino italiano che è colpevole sicuramente, perché è in flagranza di reato di avere 20 grammi di hashish e viene giustamente arrestato perché poi dovrà essere processato, sei giorni dopo muore? Hanno rivisto in Alessandro [Borghi] Stefano [Cucchi]. Erano addirittura stupiti, Ilaria ha detto "ho rivisto mio fratello anche come parlava. ([[Alessio Cremonini]])
*La storia di Stefano Cucchi in qualche modo, secondo me, era non solo un atto dovuto, ma assolutamente imprescindibile, il modo in cui siamo entrati in questo film è stato questo. Un'idea di appartenenza, non a causa, ma l'idea comune di giustizia. La questione della giustizia in Italia, delle condizioni delle carceri, dell'abuso di potere, sono delle condizioni che non riguardano poi soltanto i diretti responsabili, ma è proprio un'idea di politica differente, quindi la storia che avviene a Stefano Cucchi in carcere, oltre alla responsabilità dei singoli che va accertata, è una storia anche di trascuratezza. ([[Jasmine Trinca]])
*''Sulla mia pelle'' è quello che deve essere: un film che ti devasta. È insostenibile dall'inizio alla fine, fa un male che non guarisce - non può guarire - e dice e mostra tutto quel che c'è da dire e mostrare. Non celebra e tutto sommato neanche dà giudizi. Chi lo ha criticato ritenendolo "un'agiografia" è un idiota conclamato, non meno di quei decerebrati neuronali che hanno insultato Ilaria Cucchi colpevole "d'aver costruito una carriera sulla morte del fratello" (sì, al mondo c'è anche gente così. E purtroppo coi social tocca pure leggerla). Non mi interessa, qui, fare una recensione (a chi interessa: è il classico tre stelle su quattro di Mereghetti). Alessandro Borghi è di una bravura sconcertante, e lo era già in Suburra (e non solo in Suburra). Jasmine Trinca è condannata da sempre a essere intensa e perfetta. Max Tortora fa quello che deve fare (e lo fa benissimo). E il regista Alessio Cremonini rifugge buoni sentimenti e retorica com'è giusto che sia. Cento minuti intollerabili, che neanche so se consigliarvi (al cinema o su Netflix) perché non è un film per tutti [...]. Diffidate da chi, alla fine, vorrà darvi una sintesi rassicurante e auto-assolutoria tipo: "Grazie a questo film impareremo dai nostri errori". Figuriamoci. Non impariamo mai niente e lo dimostrano le polemiche che da quasi nove anni circondano questo ragazzo, insultato e deturpato da una giustizia talora alla cazzo e da un paese che non sa più ragionare ma solo tifare [...]. Per quella famiglia e per quel senso di colpa che ci arriva sempre tardi, quando la disgrazia è già avvenuta e a quel punto non resta che il gusto per la lacrima. A volte sincera e a volte no. E in ogni caso tardiva. Un senso di colpa che, ovviamente, non ci insegna mai nulla. E che anzi a lungo andare ci fa venire la voglia perversa di sentirci in qualche modo assolti: "Ho pianto, mi sono commosso, quindi nel mio piccolo ho espiato". Sulla mia pelle ci ricorda l'esatto contrario: siamo colpevoli. Tutti. Colpevoli di perdurante aridità. Colpevoli di abitudine all'insensibilità. Colpevoli di pensare - e una parte di noi lo pensa - che in fondo Stefano se la sia andata a cercare e la sua fine faccia parte delle regole del gioco. Regole di merda, e dunque fatte di una materia che conosciamo bene. Forse perché spesso ci somiglia. ([[Andrea Scanzi]])
*Sulla mia pelle è un film che va visto. In sala. Più volte. E poi su Netflix, altrettante. Anche se già vederlo una volta è dura, quasi insopportabile. Ma dobbiamo rimanere là, con gli occhi sempre più lucidi, ma senza perdere un fotogramma. È splendido cinema: la maestosa performance di Alessandro Borghi non la dimenticherete mai, così attenta, accurata, dolorosa, tenera, totale, schiacciante. Non basteranno premi o critiche a definirla, ma qui siamo di fronte a un fenomeno che abbiamo il dovere di aiutare a volare. La pudica, cazzuta, vibrante Ilaria Cucchi di Jasmine Trinca ci conferma che lei è un'attrice che continua a non aver paura di sfide e parti difficili, ostiche e portarle a casa alla grande. E Max Tortora, poi. I suoi padri sconfitti diventeranno letteratura. E poi Alessio Cremonini che obbedisce agli atti giudiziari senza mai perdere la tenerezza, la potenza visiva e narrativa, la bellezza di inquadrature che sono chiodi nella nostra carne e in un calvario che fa male. Troppo. Merito anche e soprattutto della sceneggiatura scritta con Lisa Nur Sultan: non c'è parola che sia fuori posto, una scena superflua o sopra le righe, un momento che incontri la retorica. Anche qui pudore e rigore si intrecciano. Ma non è solo un film. Stefano Cucchi siamo noi. Tutti noi che le abbiamo prese da chi avrebbe dovuto proteggerci, tutti voi che potreste ogni giorno inciampare in scale che non smettono di picchiarvi. Non ho mai smesso, nel mio piccolo, di lottare per Stefano, di dar luce a quell'omicidio infame. Un omicidio di stato. Non smettiamo. Sosteniamo il film, come la famiglia Cucchi che rimane uno dei pochi motivi per essere fieri di essere italiani. ([[Boris Sollazzo]]).