Federigo Verdinois: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*Napoli ha otto Biblioteche con circa due milioni di volumi; i quali volumi, pare impossibile, son letti, poiché coteste Biblioteche danno un movimento quotidiano di 3000 lettori: un milione di lettori all'anno. (p. 157)
*L'[[Università degli Studi di Napoli Federico II|Università]], quella fondata da [[Federico II di Svevia|Federigo II]], ha iscritto per l'anno 1900-1 non meno di 6000 studenti, i quali, benché spesso facciano dimostrazioni, son più diligenti dei loro professori. D'altra parte, le dimostrazioni, più o meno politiche, dimostrano soprattutto che gli studenti son giovani e non impediscono che appunto dalla nostra Università siano usciti i più chiari ingegni del nostro mondo scientifico e letterario: [[Vito Fornari]], [[Antonio Cardarelli|Cardarelli]], [[Bartolommeo Capasso|Capasso]], Pessina, [[Bonaventura Zumbini|Zumbini]], D'Ovidio, [[Salvatore De Renzi|De Renzi]], Bianchi, Lebano, [[Giorgio Arcoleo|Arcoleo]], [[Emanuele Gianturco|Gianturco]], Gallozzi, Miraglia, [[Giuseppe Palmieri (economista)|Palmieri]], ecc.<br>Si è anzi trovato che l'Università è insufficiente agli studi, epperò una Università nuova sorgerà al centro del Corso Re d'Italia. fu già messa la prima pietra e pronunciato in quell'occasione più d'un discorso. Per ora i discorsi se li è portati il vento e sul posto non si vedono che molte pietre; ma con un po' di pazienza e di proposito, la si vedrà sorgere, a dispetto dei piagnoni, l'Università nuova, ed accogliere gran numero di studenti, i quali, come quelli di oggi, siano rigogliosi di gioventù, dicano più o meno tumultuariamente il loro modo di vedere sulle questioni politiche e scolastiche e seguitino a fare onore al buon nome napoletano. (pp. 157-158.)
*Nello stesso anno 1899, sopra 3504 matrimoni celebrati, solo 623 atti non furono sottoscritti: il che vuol dire che l'analfabetismo coniugale è in una proporzione decrescente; né si starà molto a vederlo affatto sparire.<br>Il fenomeno è notevolissimo, chi consideri che fra tutte le città italiane Napoli è la più folta di plebe. Via via, dal '60 in qua, cotesta plebe s'è andata sollevando a dignità di popolo, vincendo pregiudizi, abitudini, miseria, ostacoli d'ogni sorta: il che non è poco merito. Il classico paese del ''dolce far niente'' ha dunque fatto qualche cosa più che starsene al sole. I piccoli popolani della generazione che vien su san leggere quasi tutti, e non solo le insegne delle botteghe ma i giornali; sanno scrivere, e non solo il proprio nome; spesso sanno disegnare e non senza gusto. A ciò han contribuito in varia misura l'istruzione obbligatoria, i Ricreatori festivi, i teatri popolari, le officine, l'esercito, la partecipazione alla vita politica e amministrativa, la stampa, e soprattutto un sentimento sempre più dirozzato di individualità e di esistenza intellettuale e morale. (p. 159)