Ferdinand Gregorovius: differenze tra le versioni

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*Fra il monte Tuoro e quello di Castello, scende al mare la valle Tragara, tutta coltivata a viti e ad olivi. Giace in questa l'edificio medioevale più ragguardevole dell'isola, la [[Certosa di San Giacomo|Certosa]], ora deserta, ma un giorno abitata dai monaci dell'ordine di [[Bruno di Colonia|S. Bruno]]. Occupa questa un grande spazio; la sua architettura originale, i suoi portici, i suoi i campanili bizzarramente istoriati, le sue terrazze, i suoi tetti fatti a volta, sorgenti in mezzo alla verzura e specchiantisi in mare, le dànno un'impronta tutta magica, che è appunto la caratteristica dell'isola. La navata angusta della chiesa senza cupola è parimenti l'unico edificio di Capri che possegga un tetto a forma gotica ricoperto di tegole. Le sue linee, delicate e nette, offrono un vivo contrasto coi tetti a volta delle celle e coi portici ad arco tondo del cortile. Nell'interno, la chiesa è semplice, ed ha solo qualche affresco sulle mura. Entrando, tutto l'insieme produce una favorevole impressione. Le celle sparse qua e là, le piccole corti, i giardini deserti ed invasi da lussureggiante vegetazione, {{sic|dànno}} al monastero abbandonato l'aspetto di un {{sic|laberinto}} romantico. (''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 145-146)
*Tutto là fa pensare che la grotta sia stata ridotta ad uso di tempio. Il nome di [[Grotta di Matermania|Matromania]], che il popolo con innocente ironia ha convertito in quello di ''Matrimonio'', quasi Tiberio avesse celebrato ivi le sue nozze, si pensa che derivi da ''Magnae Matris antrum'', oppure da ''magnum [[Mitra|Mithrae]] antrum''. [...] Non è addirittura inammissibile che la grotta fosse dedicata a Mitra, essendo anche adatta al culto del sole, la sua apertura guardando verso oriente. Dalla sua profondità io potei vedere il sole che nasceva, imporporando i lontani monti ed illuminando il mare. La posizione romantica e selvaggia della grotta, le rovine dell'antico tempio, il culto mistico di Mitra, il profondo silenzio, la luce crepuscolare, lo stillare dell'acqua a goccia a goccia, e infine la vista stupenda del mare e della campagna, tutto contribuisce a produrre una profonda impressione di mistero, anche su chi nulla sa del culto di Mitra e della vita di Tiberio. (''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 150-151)
*[...] procedendo sulla spiaggia, verso mezzogiorno, si arriva ad un punto {{sic|denommato}} [[Salto di Tiberio]]. La riva cade ivi a picco sul mare dall'altezza di più di ottocento piedi. Si dice che di là il mostro precipitasse le sue vittime. Narra [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]]: «Si fa vedere in Capri il punto dove Tiberio spiegava tutta la sua crudeltà, facendo precipitare in mare alla sua presenza le vittime, dopo averle a lungo martoriate con ogni sorta di tormenti. Cadevano in mezzo ad una squadra di marinai, i quali le percuotevano barbaramente con bastoni e con i remi, fino a tanto che non fosse spento in esse ogni alito di vita.» Doveva essere per dir vero un piacere diabolico quello di precipitare disgraziate creature da quell'altezza, vederle balzare di scoglio in scoglio, ed udire il tonfo dei loro corpi in mare. <br>A pochi passi dal Salto crudele, sorge ora una casetta, sulla cui porta sta scritto ''Restaurant''. Nella stanza trovasi ad ogni ora apparecchiata una tavola con frutta, pane ed un fiasco di ''lacrime di Tiberio''. L'albergatore ha fatto costruire sul margine del Salto un piccolo muro ed offre così di che ristorarsi, a chi piace, sul teatro stesso di tanti orrori. (''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 152-153)
*Spuntava il giorno, ma il sole era ancora nascosto dietro ai monti che mi accingevo ad attraversare per recarmi ad [[Alatri]]... finalmente, dopo aver girato una collinetta, vidi dinanzi a me questa interessante città, ricca di splendidi palazzi che dimostrano una fiorente vita cittadina nel passato. Non avevo ancora visto una città di così bell'aspetto nei monti del Lazio.
*Allorquando mi trovai dinanzi a quella nera costruzione titanica {{NDR|l'Acropoli di [[Alatri]]}}, conservata in ottimo stato, quasi non contasse secoli e secoli, ma soltanto anni, provai un'ammirazione per la forza umana assai maggiore di quella che mi aveva ispirato la vista del Colosseo... una razza che poté costruire tali mura, doveva già possedere un'importante cultura e leggi ordinate.