Ferdinand Gregorovius: differenze tra le versioni

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*Capri è un luogo fatto apposta per gli uomini stanchi della vita; non saprei indicarne un altro in cui coloro i quali ebbero a soffrire dispiaceri, potessero finire più tranquillamente i loro giorni. (''L'isola di Capri'', vol IV, p. 130)
*Tutte le rarità antiche però scompaiono di fronte alla vista stupenda che si gode dalla collina di Castello, sul mare di Sicilia, sul golfo azzurro di Napoli e sulla rupe maestosa di Anacapri. Si vedono pure di là la rupe scoscesa che dà a mezzodì, nonchè i tre picchi che si slanciano verso il cielo a foggia di obelischi granitici, denominati i [[Faraglioni di Capri|Faraglioni]]. Ai piedi della collina, trovasi una delle località più romantiche dell'isola, la Marina piccola, spiaggia angusta, esposta a mezzogiorno, incassata nelle rocce, i cui massi rotolati in mare si avanzano a foggia di penisola. Sorgono ivi, quasi scavate nella roccia, due casette solitarie di pescatori; in quel punto la spiaggia può ricettare a mala pena due barche. Seduto colà, uno si può credere solo al mondo. Il golfo di Napoli, le sue spiagge, le sue isole, le sue vele, sono scomparse quasi non esistessero; la vista spazia unicamente sull'immensità del mare nella direzione della [[Sicilia]] e più lontano dell'[[Africa]]. Non si vede che acqua, e la fantasia può trasportarsi ugualmente a Palermo, a Cagliari ed a Cartagine. (''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 138-139)
*[...] Ii [[Faraglioni di Capri|Faraglioni]], scogli giganteschi, inaccessibili, d'oltre cento piedi di altezza, emergenti dal mare come piramidi, di forma conica, uno levigato, l'altro frastagliato in modo fantastico e bizzarro. La loro ombra si estende sul mare, a cui dà un aspetto melanconico. Più in là si apre in uno scoglio l'arco di una caverna, in cui possono entrare anche le barche, e sulla loro sommità, agitati dal vento, ondeggiano vaghi arbusti e piante selvatiche. Di tanto in tanto l'alcione che ammaestra la giovane prole al volo, fa udire il suo rauco grido. Non si può fare a meno di ricordare il passo del ''Prometeo incatenato'' di [[Eschilo]] e par quasi che all'orecchio giunga lo sbatter d'ali delle Oceanidi e l'eco dei loro canti. (''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 139-140)
*Più di una volta, di buon mattino, io son rimasto ad ascoltare il canto degli uccelli marini quando scendono sugli scogli e svolazzano sulle onde, ed alla sera la loro voce m'è apparsa più lamentosa, simile al suono delle {{sic|arpi}} eoliche, che riportano inconsciamente ai desiderî del passato. Sapevo che su i Faraglioni si trovano pure alcioni venuti dall'isola di Ustica e dalla grotta d'Alghero in Sardegna, e se io avessi avuto vent'anni di meno, avrei domandato loro di portarmi in quella rara grotta, o nella foresta di Milis, dove {{sic|cinquecento mila}} piante di aranci fan mostra dei lor fiori e dei lor frutti, e dove notte e giorno risuona il canto dell'usignolo. Colà mi avrebbero potuto deporre un mattino, ai piedi della pianta di aranci più alta d'Europa, grande quanto un'elce, dove il marchese Boyl fa ai suoi ospiti gli onori della sua villa. Sono sogni, è vero, ma chi può rimanere qualche istante sulla Marina piccola di Capri senza lasciare sciolta la briglia alla propria fantasia? La solitudine e l'aspetto deserto della spiaggia sono magici, in ispecie nel silenzio della notte, al lume di luna, quando non si ode altro che il frangere delle onde che incessantemente si succedono le une alle altre, quando gli scogli e i capi si perdono nell'ombra, e le fiaccole delle barche pescherecce ora brillano sulla superficie del mare, ora scompaiono. (''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 140-141)
*Fra il monte Tuoro e quello di Castello, scende al mare la valle Tragara, tutta coltivata a viti e ad olivi. Giace in questa l'edificio medioevale più ragguardevole dell'isola, la [[Certosa di San Giacomo|Certosa]], ora deserta, ma un giorno abitata dai monaci dell'ordine di S. Bruno. Occupa questa un grande spazio; la sua architettura originale, i suoi portici, i suoi i campanili bizzarramente istoriati, le sue terrazze, i suoi tetti fatti a volta, sorgenti in mezzo alla verzura e specchiantisi in mare, le dànno un'impronta tutta magica, che è appunto la caratteristica dell'isola. La navata angusta della chiesa senza cupola è parimenti l'unico edificio di Capri che possegga un tetto a forma gotica ricoperto di tegole. Le sue linee, delicate e nette, offrono un vivo contrasto coi tetti a volta delle celle e coi portici ad arco tondo del cortile. Nell'interno, la chiesa è semplice, ed ha solo qualche affresco sulle mura. Entrando, tutto l'insieme produce una favorevole impressione. Le celle sparse qua e là, le piccole corti, i giardini deserti ed invasi da lussureggiante vegetazione, {{sic|dànno}} al monastero abbandonato l'aspetto di un {{sic|laberinto}} romantico. (''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 145-146)
*Tutto là fa pensare che la grotta sia stata ridotta ad uso di tempio. Il nome di [[Grotta di Matermania|Matromania]], che il popolo con innocente ironia ha convertito in quello di ''Matrimonio'', quasi Tiberio avesse celebrato ivi le sue nozze, si pensa che derivi da ''Magnae Matris antrum'', oppure da ''magnum [[Mitra|Mithrae]] antrum''. [...] Non è addirittura inammissibile che la grotta fosse dedicata a Mitra, essendo anche adatta al culto del sole, la sua apertura guardando verso oriente. Dalla sua profondità io potei vedere il sole che nasceva, imporporando i lontani monti ed illuminando il mare. La posizione romantica e selvaggia della grotta, le rovine dell'antico tempio, il culto mistico di Mitra, il profondo silenzio, la luce crepuscolare, lo stillare dell'acqua a goccia a goccia, e infine la vista stupenda del mare e della campagna, tutto contribuisce a produrre una profonda impressione di mistero, anche su chi nulla sa del culto di Mitra e della vita di Tiberio. (''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 150-151)
*Spuntava il giorno, ma il sole era ancora nascosto dietro ai monti che mi accingevo ad attraversare per recarmi ad [[Alatri]]... finalmente, dopo aver girato una collinetta, vidi dinanzi a me questa interessante città, ricca di splendidi palazzi che dimostrano una fiorente vita cittadina nel passato. Non avevo ancora visto una città di così bell'aspetto nei monti del Lazio.