Ferdinand Gregorovius: differenze tra le versioni

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*Povere cose, invero, l'erudizione e l'archeologia! In questo angolo di paradiso le cose si sentono e si comprendono oggi come le sentivano e le comprendevano gli antichi. Qui regna ancora l'idea del culto di Bacco e l'immaginazione si solleva in alto come una baccante col tirso; qui ci sembra di staccarci dal suolo e, sciolti da ogni vincolo terreno, di spaziare nell'atmosfera. (''Napoli, 1854'', vol. IV, p. 28)
*Le bellezze della natura e i sentimenti cristiani, alla presenza delle più grandi meraviglie della creazione, risvegliano sempre idee tristi. Ero giunto su di una altura dove alcuni soldati svizzeri stavano bevendo fuori di una piccola bettola, una capanna di paglia. Di lassù si dominavano il mare, le isole di Nisida, di Procida e d'Ischia, tutte avvolte nel manto meraviglioso del sole al tramonto. Uno di quei soldati mi si avvicinò e, gettando uno sguardo su quello spettacolo meraviglioso, con tono di mestizia mi disse: «Come è bello! troppo bello!... rende melanconici...» (''Napoli, 1854'', vol. IV, pp. 28-29)
*Un mese intiero ho vissuto nell'[[isola di Capri]] ed ho goduto, in tutta la sua pienezza, la solitudine magica di quella marina. Così potessi io riprodurre le sensazioni ivi provate! Ma è impossibile descrivere con parole la bellezza e la tranquillità di quella romita solitudine. [[Jean Paul Richter|Giampaolo Richter]], contemplandola dalla terra ferma, ha paragonato Capri ad una sfinge; la bella isola a me è apparsa simile ad un sarcofago antico, fiancheggiato dalle Eumenidi scarmigliate, su cui campeggiasse la figura di [[Tiberio]]. La vista dell'isola ha sempre esercitato su me un vero fascino per la sua conformazione monumentale, per la sua solitudine, e per i cupi ricordi di quell'imperatore romano, che, signore del mondo intiero, considerava quello scoglio come sua unica e vera proprietà. (''L'isola di Capri'', vol IV, p. 99)
*Mentre io stavo seduto sulle rovine della villa di Giove, contemplando lo splendido golfo irradiato dal sole, il [[Vesuvio]] che fumava mi parve quasi il Tiberio della natura, e pensai che spesso da questo punto [[Tiberio]] lo contemplasse cupo e pensoso, ravvisando la sua stessa immagine personificata nel demonio della distruzione. Nel contemplare il vulcano e ai suoi piedi la fertile Campania e il mare avvolto di luce, il monte solitario che terribile signoreggia quella felice regione mi sembrò quasi un simbolo della storia dell'umanità ed il vasto anfiteatro di Napoli la più profonda poesia della natura. (''L'isola di Capri'', p. 108)
*Suonavano le campane allorquando approdammo; una graziosa fanciulla, figlia di un pescatore, si avanzò nell'acqua, afferrò la barca e, tenendola ferma alla riva, ci permise di scendere a piedi asciutti. Nello spiccare un salto sul suolo dell'isola di Capri, che io mi ero raffigurata tante volte sotto il nordico cielo natio, mi parve di trovarmi nella stessa mia casa. Tutto era silenzio e tranquillità; non si vedevano che un pescatore e due ragazzi intenti a bagnarsi presso uno scoglio, due giovanette sulla spiaggia, e tutto all'intorno rupi severe. Ero dunque giunto in una solitudine selvaggia e romantica insieme. (''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 100-101)
*Siccome poi vissi colà felicissimi giorni e nessuna località al mondo così completamente visitai, perlustrando ogni suo angolo più remoto, ogni sua grotta accessibile, e posi affetto a Capri e ai suoi abitanti, voglio usare a quest'isoletta il trattamento di quei navigatori riconoscenti, che appendevano una tabella votiva e sotto vi scrivevano: ''Votum fecit; gratiam recepit''. (''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 102-103)
*Mentre io stavo seduto sulle rovine della villa di Giove, contemplando lo splendido golfo irradiato dal sole, il [[Vesuvio]] che fumava mi parve quasi il Tiberio della natura, e pensai che spesso da questo punto [[Tiberio]] lo contemplasse cupo e pensoso, ravvisando la sua stessa immagine personificata nel demonio della distruzione. Nel contemplare il vulcano e ai suoi piedi la fertile Campania e il mare avvolto di luce, il monte solitario che terribile signoreggia quella felice regione mi sembrò quasi un simbolo della storia dell'umanità ed il vasto anfiteatro di Napoli la più profonda poesia della natura. (''L'isola di Capri'', vol IV, p. 108)
*Il continuo contrasto che regna a [[Capri]] mi ha sempre procurato un grande stupore. L'isola ha tante rocce nude da dare l'impressione di un deserto; ma ha pure grande varietà di tinte, verdura di piante e splendore di fiori. Da questo complesso di deserto e di rocce ne deriva un insieme che ha un aspetto imponente e grazioso ad un tempo. L'animo si sente sereno, inclinato ai pensieri tranquilli; la solitudine invita alla vita romita. Monti, rocce, valli esercitano un'influenza magica; racchiudono lo spirito come dietro ad un'inferriata, attraverso la quale si può contemplare il più bel golfo della terra, circoscritto dalle più amene spiagge. (''L'isola di Capri'', vol IV, p. 113)
*Le case piccole e bianche hanno i tetti a foggia di terrazzo ricurvi alquanto nel mezzo. Sono questi per la maggior parte ornati di vasi di fiori ed ivi si stanno la sera le fanciulle a godere il fresco e a contemplare la vastità del mare tinto di rosa. Le case sono attorniate per lo più da un terrazzino o da una loggia coperta o veranda, resa più graziosa di solito da una pianta di vite e da vasi di ortensie, garofani e oleandri. Quando il giardino è aderente alla casa, vi dà accesso per lo più un pergolato che congiunge questo a quella. Ciò forma il più bell'ornamento delle abitazioni dell'isola, imperocchè consiste in un basamento in muratura a doppia fila, sul quale sorgono i pilastri che sostengono le traverse in legno a cui si appoggia la vite. Tutti quei pilastri e quelle colonne dànno alle case, anche alle più povere, un certo aspetto grandioso ed alla loro architettura un carattere antico e ideale. Si direbbero i portici di un tempio; ricordano più di una volta le colonne delle case di Pompei (''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 115-116)
*Tutto qui è grazioso, piacevole, in miniatura, e fa davvero piacere osservare le ragazze nelle loro piccole case occupate a dipanare le matasse di seta color d'oro od a tessere nastri di variopinti colori. L'industria delle donne, sia di Capri che di Anacapri, consiste nella coltivazione di poca quantità di seta e particolarmente nella tessitura dei nastri. I telai sono continuamente in moto. Il cotone e la seta vengono forniti dai mercanti di Napoli, i quali retribuiscono magramente l'opera delle assidue lavoratrici. Esse tessono nastri di ogni colore; bisogna vederle, intente in quel lavoro omerico, nelle loro camerette o su i terrazzi, in mezzo ai fiori, dinanzi al mare; offrono uno spettacolo graziosissimo ed è un piacere scambiare alcune parole con quelle piccole Circi, dalla chioma corvina. (''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 121-122)
*Le donne non sono tanto belle, per quanto siano piacevoli e graziose. I loro tratti hanno sovente un qualche cosa di originale, e le linee del loro viso, sormontato da una piccola fronte, sono regolari; il loro profilo è spesso distinto, i loro occhi sono di un nero ardente o di un grigio verdognolo; il colorito bruno, la foggia dell'acconciatura del capo, i coralli e gli orecchini d'oro che portano costantemente, dànno loro un aspetto orientale. Vidi spesso, specialmente nel paese di Capri, {{sic|fisonomie}} di vera e rara bellezza e nell'osservarle coi capelli scarmigliati, gli occhi nerissimi e grandi che parevano lanciare fiamme, sorgere nelle camere oscure dai loro telai e venir fuori, mi sembrò di vedermi comparire dinanzi tante Danaidi. In Capri s'incontrano di frequente figure che si direbbero staccate da una tela del [[Perugino]] o del [[Pinturicchio]], di una soavità incomparabile. Le donne portano, particolarmente in Capri, i capelli disposti con gusto artistico nella sua semplicità, scendenti al basso, e trattenuti da uno spillo d'argento. Talvolta fissano il mucadore alla testa con una catenella ed allora hanno davvero l'aspetto di donne di paesi remoti.(''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 123-124)
*Capri è un luogo fatto apposta per gli uomini stanchi della vita; non saprei indicarne un altro in cui coloro i quali ebbero a soffrire dispiaceri, potessero finire più tranquillamente i loro giorni. (''L'isola di Capri'', vol IV, p. 130)
*Tutte le rarità antiche però scompaiono di fronte alla vista stupenda che si gode dalla collina di Castello, sul mare di Sicilia, sul golfo azzurro di Napoli e sulla rupe maestosa di Anacapri. Si vedono pure di là la rupe scoscesa che dà a mezzodì, nonchè i tre picchi che si slanciano verso il cielo a foggia di obelischi granitici, denominati i [[Faraglioni di Capri|Faraglioni]]. Ai piedi della collina, trovasi una delle località più romantiche dell'isola, la Marina piccola, spiaggia angusta, esposta a mezzogiorno, incassata nelle rocce, i cui massi rotolati in mare si avanzano a foggia di penisola. Sorgono ivi, quasi scavate nella roccia, due casette solitarie di pescatori; in quel punto la spiaggia può ricettare a mala pena due barche. Seduto colà, uno si può credere solo al mondo. Il golfo di Napoli, le sue spiagge, le sue isole, le sue vele, sono scomparse quasi non esistessero; la vista spazia unicamente sull'immensità del mare nella direzione della [[Sicilia]] e più lontano dell'[[Africa]]. Non si vede che acqua, e la fantasia può trasportarsi ugualmente a Palermo, a Cagliari ed a Cartagine. (''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 138-139)
*Più di una volta, di buon mattino, io son rimasto ad ascoltare il canto degli uccelli marini quando scendono sugli scogli e svolazzano sulle onde, ed alla sera la loro voce m'è apparsa più lamentosa, simile al suono delle {{sic|arpi}} eoliche, che riportano inconsciamente ai desiderî del passato. Sapevo che su i Faraglioni si trovano pure alcioni venuti dall'isola di Ustica e dalla grotta d'Alghero in Sardegna, e se io avessi avuto vent'anni di meno, avrei domandato loro di portarmi in quella rara grotta, o nella foresta di Milis, dove {{sic|cinquecento mila}} piante di aranci fan mostra dei lor fiori e dei lor frutti, e dove notte e giorno risuona il canto dell'usignolo. Colà mi avrebbero potuto deporre un mattino, ai piedi della pianta di aranci più alta d'Europa, grande quanto un'elce, dove il marchese Boyl fa ai suoi ospiti gli onori della sua villa. Sono sogni, è vero, ma chi può rimanere qualche istante sulla Marina piccola di Capri senza lasciare sciolta la briglia alla propria fantasia? La solitudine e l'aspetto deserto della spiaggia sono magici, in ispecie nel silenzio della notte, al lume di luna, quando non si ode altro che il frangere delle onde che incessantemente si succedono le une alle altre, quando gli scogli e i capi si perdono nell'ombra, e le fiaccole delle barche pescherecce ora brillano sulla superficie del mare, ora scompaiono. (''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 140-141)
*Dalla sua profondità io potei vedere il sole che nasceva, imporporando i lontani monti ed illuminando il mare. La posizione romantica e selvaggia della [[Grotta di Matermania|grotta]], le rovine dell'antico tempio, il culto mistico di Mitra, il profondo silenzio, la luce crepuscolare, lo stillare dell'acqua a goccia a goccia, e infine la vista stupenda del mare e della campagna, tutto contribuisce a produrre una profonda impressione di mistero, anche su chi nulla sa del culto di Mitra e della vita di Tiberio (''L'isola di Capri'', vol IV, p. 151)
*Spuntava il giorno, ma il sole era ancora nascosto dietro ai monti che mi accingevo ad attraversare per recarmi ad [[Alatri]]... finalmente, dopo aver girato una collinetta, vidi dinanzi a me questa interessante città, ricca di splendidi palazzi che dimostrano una fiorente vita cittadina nel passato. Non avevo ancora visto una città di così bell'aspetto nei monti del Lazio.
*Allorquando mi trovai dinanzi a quella nera costruzione titanica {{NDR|l'Acropoli di [[Alatri]]}}, conservata in ottimo stato, quasi non contasse secoli e secoli, ma soltanto anni, provai un'ammirazione per la forza umana assai maggiore di quella che mi aveva ispirato la vista del Colosseo... una razza che poté costruire tali mura, doveva già possedere un'importante cultura e leggi ordinate.