Rudolf Wittkower: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Citazioni: nota "grande trio"
→‎Citazioni: Annibale Carracci
Riga 8:
*L'anno 1603 deve essere considerato una svolta nella carriera del [[Carlo Maderno|Maderno]]: fu nominato «Architetto di San Pietro» e finì la facciata di Santa Susanna. Per i «cognoscenti» questa facciata deve essere stata una rivelazione, proprio come la Galleria Farnese di Annibale Carracci o i quadri religiosi del Caravaggio. Infatti, con questo unico lavoro, la più rilevante esecuzione del Maderno, l'architettura si mise al passo con gli avvenimenti rivoluzionari nella pittura. (cap. 6, pp. 189-190)
*Quando il Maderno morì aveva indirizzato l'architettura a Roma su strade completamente nuove. Egli aveva ripudiato d'autorità il facile manierismo accademico che era appartenuto alle sue prime impressioni romane, e, per quanto non rivoluzionario come il Borromini, egli lasciò dietro di sé, in gran parte guidato da Michelangelo, opere monumentali di tale solidità, serietà e importanza che fu ugualmente rispettato dai suoi grandi rivali Bernini e Borromini. (cap. 6, p. 195)
*L'antichità ellenistica e il soffitto Farnese di [[Annibale Carracci]] furono le guide essenziali alle concezioni rivoluzionarie del Bernini. Alcuni dei nuovi principî possono essere riassunti: tutte queste figure mostrano un momento transitorio, il punto culminante di un'azione e l'osservatore è attratto nella loro orbita da una quantità di espedienti. La loro immediatezza e naturalezza sono sostenute dal realismo del dettaglio e dalla differenza di materia che rendono tanto più impressionante il momento drammatico. Basta solo confrontare il Davide del Bernini con le statue di Davide dei secoli precedenti, come quella di Donatello o di Michelangelo per capire la rottura decisiva con il passato: invece di un pezzo di scultura autonoma, una figura che si muove nello spazio quasi minacciosamente afferra l'osservatore.(cap. 8, p. 245)
*La caratteristica più ingegnosa, più rivoluzionaria, e allo stesso tempo quella che ebbe più influenza, della piazza del Bernini {{NDR|[[Piazza San Pietro]]}} è il colonnato isolato e indipendente. [...]. Quando si attraversa la piazza la prospettiva sempre mutevole delle colonne visibili a quattro a quattro sembra rivelare una foresta di unità individuali: e l'accordo di tutte queste forme statuarie chiaramente definite, produce la sensazione di una massa e potenza irresistibili. Si esperimenta quasi fisicamente che ogni colonna sposta o assorbe un po' dell'infinità dello spazio, e quest'impressione è rafforzata dagli sprazzi di cielo fra le colonne. Nessun'altra struttura italiana del periodo postrinascimentale mostra una altrettanto profonda affinità con la Grecia. Sono le nostre idee preconcette sul Bernini che ci offuscano la vista e ci impediscono di vedere che questo stile ellenico della piazza poteva essere prodotto solo dal massimo artista barocco che in fondo era uno scultore. (cap. 8, pp. 301-302)
*Quando Bernini parlò a Parigi di [[Francesco Borromini|Borromini]], furono tutti d'accordo, secondo il signor di Chantelou<ref>Paul Fréart de Chantelou (1609-1694), collezionista d'arte e ingegnere militare francese.</ref>, che la sua architettura era stravagante e in stridente contrasto con la procedura normale; mentre il disegno di un edificio, si argomentava, di solito era in rapporto alle proporzioni del corpo umano, Borromini aveva rotto questa tradizione ed eretto fantastiche («chimeriche») strutture. In altre parole, questi critici sostenevano che il Borromini aveva gettato a mare il concetto classico antropomorfico dell'architettura che dai tempi di Brunelleschi era stato implicitamente accettato. (cap. 9, p. 311)