Evelyn Franceschi Marini: differenze tra le versioni

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*[[Cimabue]] si mostrò svogliato in quanto allo studio, e solo avido di imparare il disegno, per cui sentiva una forte inclinazione. (p. 11)
*[[Duccio di Buoninsegna|Duccio di Siena]] visse e dipinse poco dopo il Cimabue e precedette Giotto. Egli forma dunque, in quel periodo {{sic|intermediario}}, come un anello di congiunzione tra quei due maestri fiorentini; fu capo di una nuova scuola di pittura che, quantunque ispirata alla maniera di quei sommi, serbò nonostante una nota tutta propria di soave e graziosa originalità. (p. 54)
*Alla Corte di Avignone<ref>La sede del papato, dal 1309 al 1377, fu spostata da Roma ad Avignone.</ref>, Simone Martini fu molto onorato, e, a quanto sembra, generosamente retribuito: perché egli poté con i guadagni fatti comprarsi case e terreni nella sua nativa Siena, ove sperò sempre far ritorno e passare la sua vecchiaia.<br>Ma egli non doveva più rivedere la sua dolce patria, perché morì ad Avignone nel Luglio 1344, in ancora verde età, [...]. (p. 58)
*[[Simone Martini]] fu uno dei più grandi maestri della scuola Senese trecentista.<br>Il suo genio insieme soave e forte sarebbe certo bastato ad immortalarlo, se il suo nome non fosse anche stato eternato dal [[Francesco Petrarca|Petrarca]] in due suoi sonetti.<br>Il sommo Poeta aveva, difatti, debito di gratitudine verso il pittore, perché gli aveva dipinto il ritratto di Madonna Laura, la dama dei suoi pensieri, e scrivendo ad un amico ne disse: «Ho conosciuto due pittori d'ingegno ed eccellenti, Giotto di Firenze, la cui fama tra i moderni è grande, e Simone da Siena». (p. 56)
*Alla Corte di Avignone<ref>La sede del papato, dal 1309 al 1377, fu spostata da Roma ad Avignone.</ref>, Simone Martini fu molto onorato, e, a quanto sembra, generosamente retribuito: perché egli poté con i guadagni fatti comprarsi case e terreni nella sua nativa Siena, ove sperò sempre far ritorno e passare la sua vecchiaia.<br>Ma egli non doveva più rivedere la sua dolce patria, perché morì ad Avignone nel Luglio 1344, in ancora verde età, [...]. (p. 58)
*La vita di [[Pietro Lorenzetti]] è più oscura di quella del suo illustre fratello {{NDR|[[Ambrogio Lorenzetti|Ambrogio]]}}. Egli deve aver menato un'esistenza alquanto meno brillante, più ritirata e modesta, quantunque anch'essa del tutto dedicata all'arte, come lo provano i mirabili dipinti da lui lasciati.<br>Egli lavorò a Siena, Firenze, Arezzo, Pistoia ed anche a Roma ove, secondo il Vasari, fece «molte cose», che andarono distrutte quando la Basilica di San Pietro fu riedificata. (p. 66)
*Se [[Masolino da Panicale|Masolino]] rappresenta la soavità e la grazia originale e un po' bizzarra nella pittura, Tommaso di S. Giovanni, meglio conosciuto col soprannome di ''[[Masaccio]]'', ne raffigura il vigore ed il ''verismo''. (p. 87)