Lionello Venturi: differenze tra le versioni

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*Il mondo di [[Paul Cézanne|Cézanne]] è ancora ben visuale e sensorio, proprio perché egli ne ha riconosciuto la validità attraverso la lezione impressionista e ancora adesso egli vuole fare dell'Impressionismo "une chose solide et durable comme l'art des musées". Se egli anticipa nella pittura certi fatti che saranno poi, ma con diverso risultato, del gusto cubista, è perché egli vuole raggiungere una sintesi sempre maggiore tra emozione e forma, anzi tra emozione e spazio. Quindi [...] scompagina la rappresentazione prospettica tradizionale, crea delle prospettive diverse, da vari punti di vista, identifica cioè lo spazio con una successione visiva di immagini che, ripercosse nella coscienza, daranno quella identità di spazio e tempo che Bergson, circa gli stessi anni, chiamava "durata reale". Tutto questo accadeva in Cézanne senza naturalmente nessun preconcetto teorico e senza che avesse letto Bergson. Egli compie l'analisi dello spazio secondo il principio della durata per imprimere negli oggetti, veduti da più di un punto di vista, una intensità vitale non prima raggiunta, e cioè, sia pure attraverso un'analisi, giunge ad una sintesi della visione.<ref name="multi2">Citato in Stefania Lapenta, ''Cézanne'', I Classici dell'arte, Rizzoli – Skira, Milano, 2003, pp. 183-188 e frontespizio. ISBN 88-7624-186-8</ref> (da ''Cézanne'', in ''Enciclopedia universale dell'arte'', III, 1958)
 
*Il rinnovamento ha per fine l'approssimarsi alla verità della vita, e l'abbandono del realismo di convenzione: a questo scopo è di notevole aiuto l'introduzione della tecnica {{NDR|della pittura}} ad olio. Con essa va per tradizione congiunto il nome di [[Antonello da Messina]]; e sebbene i documenti trovati di recente dimostrino che anche a Venezia essa era conosciuta prima della venuta di lui, è certo che il metodo antonelliano arrecò un perfezionamento, spinse la riproduzione delle vesti, delle carni, d'ogni cosa, più innanzi, più vicino al vero. (da ''Le origini della pittura veneziana 1300-1500'', p. 213)
 
*{{NDR|[[Michelangelo Merisi da Caravaggio]]}} Quando guardiamo la Vocazione di san Matteo ci accorgiamo che qualcosa di nuovo è avvenuto, qualcosa che ha mutato l'arte di Michelangelo da Caravaggio. Un nuovo modo di subordinare ogni immagine all'effetto generale di luce e ombra appare evidente, e poiché questo modo è essenziale a tutte le opere posteriori, si può dedurne che il periodo delle ricerche è finito e che lo stile dell'artista è perfettamente realizzato. Ci sono stati in tutti i tempi dei pittori realisti, che sono stati grandi artisti. Non perché abbiano riprodotto la realtà empirica in modo illusorio, ma perché l'hanno interpretata, e cioè veduta e sentita, a seconda della loro fantasia. E la loro differenza dai pittori della 'idea' è che questi evadono fantasticamente dalla realtà, mentre i 'naturalisti' interpretano la realtà e ne danno ciò che a loro sembra l'essenza. Giotto e Masaccio sono realisti come il Caravaggio, con questa differenza, ch'essi sono realisti senza un preciso programma, e il Caravaggio dovette farsi un programma per liberare polemicamente la propria fantasia da un groviglio di regole e di pregiudizi che il manierismo voleva imporgli.<ref>Citato in Francesca Marini, ''Caravaggio'', Rizzoli/Skira, Milano. ISBN 8817008087</ref> (da ''Il Caravaggio'')