Beowulf: differenze tra le versioni

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*''Wundor is tó secganne<br>hú mihtig god | manna cynne<br>þurh sídne sefan | snyttru bryttað<br>eard ond eorlscipe· | hé áh ealra geweald·<br>hwílum hé on lufan | laéteð hworfan<br>monnes módgeþonc | maéran cynnes<br>seleð him on éþle | eorþan wynne<br>tó healdanne | hléoburh wera·<br>gedéð him swá gewealdene | worolde daélas<br>síde ríce | þæt hé his selfa ne mæg<br>for his unsnyttrum | ende geþencean·<br>wunað hé on wiste· | nó hine wiht dweleð<br>ádl né yldo | né him inwitsorh<br>on sefan sweorceð | né gesacu óhwaér<br>ecghete éoweð | ac him eal worold<br>wendeð on willan· | hé þæt wyrse ne con.<br>Oð þæt him on innan | oferhygda daél<br>weaxeð ond wrídað | þonne se weard swefeð<br>sáwele hyrde· | bið se slaép tó fæst,<br>bisgum gebunden, | bona swíðe néah<br>sá þe of flánbogan | fyrenum scéoteð·<br>þonne bið on hreþre | under helm drepen<br>biteran straéle | --him bebeorgan ne con--<br>wóm wundorbebodum | wergan gástes·<br>þinceð him tó lýtel | þæt hé tó lange héold·<br>gýtsað gromhýdig· | nallas on gylp seleð<br>faédde béagas | ond hé þá forðgesceaft<br>forgyteð ond forgýmeð | þæs þe him aér god sealde,<br>wuldres waldend, | weorðmynda daél·<br>hit on endestæf | eft gelimpeð<br>þæt se líchoma | laéne gedréoseð·<br>faége gefealleð· | féhð óþer tó<br>sé þe unmurnlíce | mádmas daéleþ<br>eorles aérgestréon· | egesan ne gýmeð.<br>Bebeorh þé ðone bealoníð, | Beowulf léofa<br>secg betosta, | ond þé þæt sélre gecéos<br>éce raédas· | oferhýda ne gým,<br>maére cempa· | nú is þínes mægnes blaéd<br>áne hwíle· | eft sóna bið<br>þæt þec ádl oððe ecg | eafoþes getwaéfeð<br>oððe fýres feng | oððe flódes wylm<br>oððe gripe méces | oððe gáres fliht<br>oððe atol yldo· | oððe éagena bearhtm<br>forsiteð ond forsworceð· | semninga bið<br>þæt ðec, dryhtguma, | déað oferswýðeð.'' ('''Hroðgar''')
:«È una storia mirabile, | come il potente Dio<br>con largo intendimento | entro la specie degli uomini<br>spartisca l’intelletto, | i titoli, le terre.<br>Tutto appartiene a lui. | A volte, sull’amore<br>permette che si aggiri | il pensiero animoso<br>di un uomo di gran nascita. | O gli concede, in patria,<br>le gioie di una terra | da reggere, una rocca<br>che difenda i suoi uomini. | O mette in suo potere<br>intere regioni del mondo, | immensi regni,<br>cosi che lui da sé | non sa, per sua insipienza,<br>immaginarvi un termine. | Si adagia fra le feste<br>e non indugia in lui | vecchiezza o malattia,<br>né lutti maligni | gli abbuiano i sensi,<br>né mai l’inimicizia | gli ostenta astio di spade.<br>Ma il mondo intero | gira a suo genio».
 
:XXV<br>«Non sa nulla di peggio, | finché dentro di lui<br>non germina e non cresce | un seme di idee superbe,<br>mentre dorme il guardiano | il pastore dell’anima.<br>Quel sonno è troppo duro, | avvinto dagli affanni,<br>e l'Assassino assai prossimo, | che scocca a tradimento<br>le frecce dal suo arco. | Allora lo colpisce,<br>sotto l’elmo, alle viscere | un’amara saetta<br>(non se ne sa difendere): | i misteriosi e perversi<br>comandi del perfido Mostro. | Gli pare troppo poco,<br>avere regnato a lungo. | È cupido, ha pensieri<br>rabbiosi, e non regala | più, per farsene un vanto,<br>anelli laminati. | Scorda, cosi, e trascura<br>il destino futuro | che Dio gli aveva assegnato,<br>a suo tempo, il Padrone | della gloria, il suo lotto<br>di segni di prestigio. | Accade finalmente<br>che, sull’ultima runa, | la casa del suo corpo,<br>che è effimera, si sfasci; | e crolli, condannato.<br>Un altro gli succede, | che senza alcun rimpianto<br>spartisce i suoi gioielli, | le antiche ricchezze del conte;<br>non si fa spaventare.
 
:Difenditi dalla violenza<br>di queste sciagure, | mio caro Bēowulf,<br>il migliore degli uomini, | e scegliti di meglio:<br>vantaggi immortali. | Non cedere a pensieri<br>superbi, illustre guerriero. | Oggi, la fama<br>della tua forza | durerà un certo tempo;<br>poi verrà in fretta | la malattia o la lama<br>a mutilarti delle tue forze, | o la stretta del fuoco,<br>o il vortice della marea, | o il morso della spada,<br>o il volo della lancia, | o l’orrenda vecchiaia;<br>o la luce degli occhi | ti si farà buia e fiacca,<br>Arriverà ben presto, | cortigiano, la morte,<br>che è più forte di te.» ('''Koch''', pp. 151-157)
:«È meraviglia dire<br>come dio possente nel suo ampio spirito<br>alla stirpe degli uomini spartisce sapienza,<br>terra e rango; egli su tutto ha potere;<br>a volte lascia che si volga alle sue brame<br>la mente d’uomo di stirpe famosa,<br>gli dà in patria gioia di terra,<br>fortezza d’uomini da reggere,<br>gli rende soggette regioni della terra,<br>un ampio regno, così che egli stesso<br>non sa per sua follia concepirne la fine;<br>vive nell’abbondanza; non lo intralcia<br>malattia o vecchiaia né triste affanno<br>gli offusca l’animo né mai contesa<br>si manifesta in odio di lame, ma tutto il mondo<br>gira a suo piacere; non conosce il peggio.
 
:XXV<br>Molta superbia infine dentro<br>gli cresce e aumenta quando dorme il custode,<br>il guardiano dell’anima; troppo profondo è il sonno,<br>oppresso da affanni, assai vicino l’assassino<br>che dall’arco malevolmente scocca;<br>è allora colpito nel petto sotto l’elmo<br>da aguzza freccia – non se ne sa difendere – ,<br>da perfide insinuazioni dello spirito maligno;<br>gli sembra troppo poco quello che a lungo ha tenuto,<br>brama rabbioso, anelli laminati<br>non dà per suo vanto e la sorte futura<br>dimentica e spregia quanto dio gli ha dato,<br>il signore della gloria, la parte d’onori;<br>da ultimo poi accade<br>che il corpo declina caduco,<br>cade segnato; un altro gli subentra<br>che senza remore le ricchezze dispensa,<br>l’antico tesoro dell’uomo, non ne ha timore.<br>Difenditi da quel male, Beowulf caro,<br>migliore degli uomini, e scegliti il meglio,<br>eterno guadagno; guardati da superbia,<br>guerriero famoso; la gloria della tua forza<br>durerà ora qualche tempo; ma presto sarà<br>che morbo o spada dal vigore ti separi<br>o morsa di fuoco o piena di flutti<br>o assalto di lama o volo di lancia<br>od orrenda vecchiaia, o la chiarezza degli occhi<br>si farà fioca e scempia; presto sarà,<br>guerriero, che ti soverchi la morte.» ('''Brunetti''')
:«Meravigliosa cosa è dire come il possente Dio, secondo i suoi profondi disegni, distribuisca alla razza degli uomini saggezza, terre e la condizione della nobiltà; di tutte le cose Egli è il Signore. A volte Egli permette che il pensiero e il cuore di un uomo di una famosa casata si muovano nel pieno piacere, a lui concede la gioia terrena di un reame, il governo di uomini nella sua città cinta da mura, gli dà il dominio delle regioni della terra, di un regno tanto vasto che egli, nella sua poca saggezza, non sa neppure concepirne i possibili confini. Nell'abbondanza egli vive, non lo molestano né vecchiezza ne malattia, né la nera angoscia gli affligge l'anima, né, in alcun luogo, l'odio assassino è generato da lotte; il mondo si muove secondo quanto egli desidera! Di un fato infausto egli nulla conosce, sinché il seme dell'arroganza cresce e si fortifica. Allora dorme la sentinella, il guardiano dell'anima; troppo profondo è quel sonno, avvolto da affanni; vicinissimo è l'uccisore che, con malvagità, scocca la freccia dall'arco. Allora egli, che non tiene alta la guardia, è colpito al cuore da una freccia amara, gli ordini perversi e strani dello spirito maledetto: non se ne può difendere. Troppo limitato gli pare ora ciò di cui a lungo ha goduto, l'avidità gli riempie il buio cuore e non più distribuisce anelli laminati d'oro per acquistarsi fama; e l'oscuro destino che incombe egli lo scorda, non se ne dà cura, perché prima Dio, il Signore della gloria, gli aveva concesso una larga parte d'onore. Nel giorno estremo, però, ecco che la sua veste di carne, essendo mortale, cede e precipita nella morte che per essa era stata fissata. Gli succede un altro, il quale eredita tutto e, senza pensarci, disperde le sue cose preziose, i tesori di quell'uomo, a lungo accumulati: non ne teme l'ira! Difenditi da questa malvagità, caro Beowulf, il migliore tra i cavalieri, e per te scegli la parte migliore, gli avvisi di un valore che dura per sempre; non tollerare che l'orgoglio macchi, campione, la tua fama! Per un poco, adesso, è in fiore il tuo valore ma presto accadrà che della tua potenza ti depredino la malattia o la spada o l'abbraccio del fuoco o l'onda dell'acqua o il morso della spada o il volo della lancia, o la vecchiezza tremenda; e allora il lampo che ti arde negli occhi si offuscherà e si spegnerà, e presto accadrà, fiero cavaliere, che la [[morte]] ti abbatterà.» ('''Tolkien''', pp. 135-137)