Walter Benjamin: differenze tra le versioni

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rimuovo doppione: credo che non sia il testo esatto e ci siano imprecisioni nei dati bibliografici.
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*{{NDR|A [[Verona]]}} Depositiamo per tre ore i bagagli alla stazione e ci dirigiamo lungo la strada maestra, attraversando la città e le fortificazioni, verso San Zeno Maggiore. Che strano effetto questo ribollio di colli, queste mura ora ripide, ora smussate, le differenze di altitudine, a volte appena percepibili. Tutto di una sottile sensibilità del tutto celata all'occhio profano. Il portale di una fortezza, diviso in tre parti, ci stupisce per il suo acroterio e la sua imponenza. Per il resto la mia memoria potrà fornire solo un racconto approssimativo degli altri edifici e monumenti... Viaggiando in filobus per la città vediamo altri edifici. Le fermate del tram sono indeterminate o mal segnalate; si scende da una parte diversa che da noi in Germania e in quel mattino ho dovuto rincorrere per ben tre volte il filobus mentre gli altri vi sedevano comodamente. (da ''Il mio viaggio in Italia. Pentecoste 1912'', traduzione di L. A. Petroni, Rubbettino, Messina 1995)
*{{NDR|Su [[Napoli]]}} Il linguaggio mimico è più spiccato che in qualsiasi altra parte d'Italia. Una conversazione tra napoletani risulta impenetrabile per qualsiasi forestiero. Le orecchie, il naso, gli occhi, il petto e le ascelle sono posti di segnalazione azionati attraverso le dita. Tale suddivisione ritorna nel loro erotismo schizzinosamente specializzato. Gesti servizievoli e tocchi impazienti appaiono allo straniero in una regolarità che esclude il caso. (da ''Napoli'', scritto con Asja Lacis; in ''Immagini di città'', nuova edizione a cura di Enrico Ganni, prefazione di Claudio Magris, con uno scritto di Peter Szondi, traduzione per il saggio ''Napoli'' di Hellmut Riediger, Einaudi, Torino. ISBN 978-88-06-18917-4)
*Il linguaggio mimico è usato [[Napoli|qui]] come in nessun'altra parte d'Italia. Il suo significato è impenetrabile per ogni straniero. Orecchie, naso, occhi, petto, spalle, sono mezzi espressivi di comunicazione, che vengono messi in relazione dalle dita. Questa suddivisione rientra anche nel loro erotismo sofisticatamente specializzato. Gesti servizievoli e toccatine impazienti sfuggono allo straniero con una regolarità che esclude il caso. (da ''Immagini di città'', a cura e traduzione di Enrico Gianni, Einaudi, 2007)
*Il passato reca con sé un indice segreto che lo rinvia alla redenzione. Non sfiora forse anche noi un soffio dell'aria che spirava attorno a quelli prima di noi? Non c'è, nelle voci cui prestiamo ascolto, un'eco di voci ora mute? ... Se è così, allora esiste un appuntamento misterioso tra le generazioni che sono state e la nostra. Allora noi siamo stati attesi sulla terra. Allora a noi, come ad ogni generazione che fu prima di noi, è stata consegnata una 'debole' forza messianica, a cui il passato ha diritto. (dalle tesi ''Sul concetto di storia'', Einaudi, 1997, p. 23)
*Il labirinto è la patria dell'esitazione. La via di chi teme di arrivare alla meta traccerà, facilmente, un labirinto. Così fa l'istinto negli episodi che precedono la sua soddisfazione. Ma così fa anche l'umanità (la classe) che non vuol sapere dove va a finire. (da "Parco centrale", "Angelus Novus", Einaudi, 1995, p. 136)