Giuseppe Verdi: differenze tra le versioni

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*Io... vorrei che il giovane quando si mette a scrivere, non pensasse mai ad essere né melodista, né realista, né idealista, né avvenirista, né tutti i diavoli che si portion queste pedanterie. La ''melodia'' e l'''armonia'' non devono essere che mezzi nella mano dell'artista per fare della ''[[Musica]]'', e se verrà un giorno in cui non si parlerà più né di ''melodia'' né di ''armonia'' né di scuole tedesche, italiane, né di ''passato'' né di ''avvenire'' ecc. ecc. ecc. allora forse {{sic|comincierà}} il regno dell'arte.<ref>Da una lettera a Opprandino Arrivabene, 14 luglio 1875; citato in Marcello Conati, ''Verdi: interviste e incontri'', EDT srl, 2000, [https://books.google.it/books?id=kb9gk11MAAIC&pg=PA197 p. 197]. ISBN 8870634906</ref>
 
*La Capitale! Ma è egli possibile [[Napoli]] per capitale dell'Italia? Poi qual meschina idea?! Ma questo per Dio, non è amor patrio.<ref>Dalla lettera a [[Cesare De Sanctis]] da Torino del 19 marzo 1861, citato in ''Autobiografia dalle lettere'', a cura di [[Aldo Oberdorfer]], {{small|edizione rivista da Marcello Conati, in appendice un'intervista immaginaria a Verdi di [[Giovannino Guareschi]]}}, Rizzoli, Milano, [https://books.google.it/books?id=PaqkAQAAQBAJ&lpg=PT164&dq=&pg=PT164#v=onepage&q&f=false p. 164]</ref>
 
*Si rinunci per [[moda]], per smania di [[novità]], per affettazione di scienza, si rinneghi l'arte nostra, il [[Essere|nostro istinto]], quel nostro fare sicuro spontaneo naturale sensibile abbagliante di luce, è assurdo e stupido.<ref>Da una lettera a Clara Maffei, [20] aprile 1878 citato in Franz Werfel, ''Verdi. L'uomo nelle sue lettere'', Lit Edizioni, 2014, [https://books.google.it/books?id=8hMwBQAAQBAJ&pg=PT253 p. 253]. ISBN 8868267217</ref>