Antonio Muñoz: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Sisto V}} Si racconta che durante il conclave egli si era finto debole e infermo, strascicandosi poggiato a un bastone, per far credere che avrebbe avuto brevissima vita; ma appena ebbe messo in capo la tiara apparve d'un tratto agile ed eretto, così che il cardinal Rusticucci ebbe a dirgli: "''Santissimo Padre, vedo che il pontificato è una gran medicina!''" (cap. 1, p. 2)
*{{NDR|Commentando l'affresco ''Vergine che abbraccia l'unicorno'' nel Palazzo Farnese di Roma}} [...] [[Domenichino]] si rivela qui per un mediocre artista, inferiore assai al suo maestro, perché ha tutto il convenzionalismo raffaellesco di Annibale {{NDR|Carracci}}, senza raggiungere la robustezza statuaria michelangiolesca, e il vigore del colorito tizianesco; è biaccoso, cretaceo, molle; disegna anche scorrettamente, drappeggia scolasticamente, e non ha un proprio valore personale: è nulla di più che un aiuto. (cap. 2, p. 46)
*[...] ancora più avanti nell'evoluzione {{NDR|della ricerca delladell'effetto pittoricitàpittorico}} andò [[Carlo Maderno]], che nella facciata di S. Susanna (1605) ripeté lo schema del Gesù vignolesco<ref>Lo schema della chiesa romana del Gesù (1568-1580), opera di Jacopo Barozzi da Vignola, terminata da Giacomo Della Porta.</ref>, ma sostituì in tutto l'ordine inferiore, tranne che alle estremità, ai pilastri le colonne, non distaccandole però interamente dalla parete, ma alveolandole in essa. L'innovazione segna una data importante per l'architettura barocca, e il Maderno appare perciò veramente come l'iniziatore di uno stile nuovo: pur conservando ancora lo schema cinquecentesco egli lo avviva, lo anima, lo colorisce; apre la via alle ardite ideazioni del Seicento. (cap. 4, pp. 110-111)
*Mentre gli storici dell'arte continuano ad affannarsi intorno a certi maestri del Quattrocento che l'Oblio giustamente aveva fatto cadere nell'ombra, mentre vengono riesumate le opere dei più poveri untorelli del così detto secolo d'oro<ref>Il Cinquecento.</ref>, ci sono figure di purissimi genii, vissuti in altre età, che ci restano quasi ignote. Così [[Francesco Borromini]], il grande rinnovatore dell'architettura del Seicento, il cui influsso da Roma si propagò dapprima rapidamente in tutta Italia, e poi in ogni parte dell'Europa cattolica, è ancora un dimenticato: i più ne parlano con disprezzo, perpetuando il giudizio parziale del [[Francesco Milizia|Milizia]] e della scuola neoclassica, ma mostrano evidentemente di non conoscerlo; altri invece lo esaltano, ma non lo conoscono in realtà neppur essi. (cap. 7, p. 201)
*[[Chiesa di Sant'Agnese in Agone|Sant'Agnese]] è il tipo rappresentativo di chiesa barocca a pianta centrale, modello di numerose derivazioni e contraffazioni: il [[Gian Lorenzo Bernini|Bernini]], secondo la tradizione popolare, l'avrebbe criticata, anzi satireggiata, atteggiando una delle statue di fiumi della fontana di piazza Navona in gesto di terrore, con le braccia protese come per ripararsi dalla cupola, troppo avanzata sul prospetto. Ma non è vero niente di tutto ciò: la Fonte Pamfilia fu inaugurata nel giugno del '51<ref>Leggi 1651.</ref> e la chiesa cominciata nel '53. Invece il Bernini si ispirò da S. Agnese quando nel '58 costruiva S. Andrea al Quirinale, che però è assai meno bella, e che tuttavia il maestro considerava come il suo capolavoro architettonico. (cap. 7, pp. 234-235)