Rudolf Wittkower: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*Quando Bernini parlò a Parigi di [[Francesco Borromini|Borromini]], furono tutti d'accordo, secondo il signor di Chantelou<ref>Paul Fréart de Chantelou (1609-1694), collezionista d'arte e ingegnere militare francese.</ref>, che la sua architettura era stravagante e in stridente contrasto con la procedura normale; mentre il disegno di un edificio, si argomentava, di solito era in rapporto alle proporzioni del corpo umano, Borromini aveva rotto questa tradizione ed eretto fantastiche («chimeriche») strutture. In altre parole, questi critici sostenevano che il Borromini aveva gettato a mare il concetto classico antropomorfico dell'architettura che dai tempi di Brunelleschi era stato implicitamente accettato. (cap. 9, p. 311)
*Borromini[...] conciliòla in questa chiesacupola {{NDR|della [[Chiesachiesa di San Carlo alle Quattro Fontane]]}} nel suo splendido biancore e la sua luce uniforme senza profonde ombre sembra librarsi immaterialmente sopra le forme massicce e compatte dello spazio in cui il visitatore si muove. (cap. 9, p. 318)
*Borromini conciliò in questa chiesa {{NDR|di San Carlo alle Quattro Fontane]]}} tre differenti tipi di struttura: la zona più bassa ondulata, la cui origine si trova in piante tardoantiche come il salone a cupola della piazza d'oro nella Villa Adriana presso Tivoli; la zona intermedia dei pennacchi che deriva dalla pianta a croce greca; e la cupola ovale che, secondo la tradizione, dovrebbe ergersi su una pianta della stessa forma. Oggidì è difficile valutare in pieno l'audacia e la libertà nel maneggiare tre strutture genericamente diverse in modo tale che esse appaiono fuse in un insieme infinitamente suggestivo. (cap. 9, p. 318)
*[[Chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza|Sant'Ivo]] va considerato il capolavoro del Borromini, dove il suo stile raggiunse il culmine e dove egli azionò tutti i registri di cui disponeva. In confronto, le sue costruzioni precedenti o posteriori, ecclesiastiche o laiche spesso sono sciupate perché sono incomplete o perché egli era ostacolato da difficoltà del terreno o dalla necessità di adattarsi a strutture già esistenti.<br>A differenza del Bernini, che concepiva l'architettura come la fase di un avvenimento drammatico espresso attraverso la scultura, il dramma di Sant'Ivo è inerente alla dinamica concezione architettonica di per sé: nel modo come i motivi si spiegano, si espandono e si contraggono; nel modo come il movimento si eleva verso l'alto e poi si arresta. (cap. 9, p. 325)