Antonio Gramsci: differenze tra le versioni

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*Cinquant'anni di vita unitaria sono stati in gran parte dedicati dai nostri uomini politici a creare l'apparenza di una uniformità italiana: le regioni avrebbero dovuto sparire nella nazione, i dialetti nella lingua letteraria. La [[Sicilia]] è la regione che ha più attivamente resistito a questa manomissione della storia e della libertà. La Sicilia ha dimostrato in numerose occasioni di vivere una vita a carattere nazionale proprio, più che regionale.<ref name=cron>Da ''Cronache teatrali dell'«Avanti!»''; citato in Raffaele Di Florio, ''[http://www.quartaparetepress.it/2012/03/30/gramsci-cronache-teatrali-dallavanti-angelo-musco/ Gramsci, cronache teatrali dall'«Avanti!»: Angelo Musco]'', ''Quartaparetepress.it'', 30 marzo 2012</ref>
*Dire la [[verità]], arrivare insieme alla verità, è compiere azione comunista e rivoluzionaria. (da ''Democrazia operaia'', ''L'Ordine Nuovo'', 21 giugno 1919)
*{{NDR|La tendenza a diminuire l'avversario}} È di per se stessa un documento dell'inferiorità di chi ne è posseduto; si tende infatti a diminuire rabbiosamente l'avversario per poter credere di esserne decisamente vittoriosi. In questa tendenza è perciò insito oscuramente un [[giudizio]] sulla propria incapacità e debolezza. (da ''Passato e presente'', Einaudi)
*Fino all'avvento della Sinistra al potere, Lo stato italiano ha dato il suffragio solo alla classe proprietaria, è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e a fuoco l'Italia meridionale e le isole, crocifiggendo, squartando, seppellendo vivi i contadini poveri che gli scrittori salariati tentarono infamare col marchio di «[[brigantaggio|briganti]]».<ref>Da ''Il lanzo ubriaco'', ''Avanti!'', anno XXIV, n. 42, 18 febbraio 1920 (editoriale). L'articolo è stato raccolto nel volume di Antonio Gramsci: ''L'Ordine nuovo 1919-1920'', a cura di Valentino Gerratana e Antonio A. Santucci, Einaudi, Torino 1987, p. 422.</ref>
*Ebbene, anche per la pace la posizione dei cattolici è in antitesi stridente con la nostra {{NDR|i socialisti}}. Aspettano la redenzione dalla grazia, essi, invocano la buona volontà dei santi, quando sarebbe più opportuno fare appello a quella degli uomini. Per essi vale solo l'autorità, la rivelazione, la parola di Dio, poiché pongono la scaturigine dei fatti umani fuori dell'uomo, in una volontà suprema che tutto abbraccia e tutto giudica, e spartisce il torto o la ragione al lume di una semitica concezione del bene e del male che può valere per gli schiavi, non per gli uomini. Noi non aspettiamo nulla da altri che da noi stessi; la nostra coscienza di uomini liberi ci impone un dovere, e la nostra forza organizzata lo attua. Solo ciò che è opera, conquista nostra, ha valore per noi, diventa parte di noi stessi, non ciò che viene elargito da un potere superiore, sia esso lo Stato borghese, o sia la Madonna della Consolata. Non è quindi solo la ripugnanza per il rito, per l'esteriorità, per il simbolismo ormai vuoto di ogni contenuto di fede che, a malgrado gli sforzi dialettici di qualche abile casuista, ci tiene lontani dal cattolicismo. È l'antitesi insanabile delle idee. (da ''La Consolata e i cattolici'', ''Piove, governo ladro!'', pp. 45-46, Editori Riuniti)
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*Sono [[ottimismo e pessimismo|pessimista]] con l'intelligenza, ma [[ottimismo e pessimismo|ottimista]] per la volontà. (19 dicembre 1929)
*Una zia sosteneva che ero resuscitato quando lei mi unse i piedini con l'olio di una lampada dedicata a una [[Maria|Madonna]] e perciò quando mi rifiutavo di compiere gli atti religiosi mi rimproverava aspramente ricordando che alla Madonna dovevo la vita, cosa che mi impressionava poco, a dir la verità.
 
===''Passato e presente''===
===[[Incipit]]===
Estrarre da questa rubrica una serie di note che siano del tipo dei ''Ricordi politici e civili'' del [[Francesco Guicciardini|Guicciardini]] (tutte le proporzioni rispettate). I «Ricordi» sono tali in quanto riassumono non tanto avvenimenti autobiografici in senso stretto (sebbene anche questi non manchino), quanto «esperienze» civili e morali (morali piúpiù nel senso etico-politico) strettamente connesse alla propria vita e ai suoi avvenimenti, considerate nel loro valore universale o nazionale.
 
===Citazioni===
*{{NDR|La tendenza a diminuire l'avversario}} È di per se stessa un documento dell'inferiorità di chi ne è posseduto; si tende infatti a diminuire rabbiosamente l'avversario per poter credere di esserne decisamente vittoriosi. In questa tendenza è perciò insito oscuramente un [[giudizio]] sulla propria incapacità e debolezza [...]. (daquaderno ''Passato16; e presente'',p. Einaudi16)
*Se si domanda a Tizio, che non ha mai studiato il cinese e conosce bene solo il dialetto della sua provincia, di tradurre un brano di cinese, egli molto ragionevolmente si meraviglierà, prenderà la domanda in ischerzo e, se si insiste, crederà di essere canzonato, si offenderà e farà ai pugni.<br />Eppure lo stesso Tizio, senza essere neanche sollecitato, si crederà autorizzato a parlare di tutta una serie di quistioni che conosce quanto il cinese, di cui ignora il linguaggio tecnico, la posizione storica, la connessione con altre quistioni, talvolta gli stessi elementi fondamentali distintivi. Del cinese almeno sa che è una lingua di un determinato popolo che abita in un determinato punto del globo: di queste quistioni ignora la topografia ideale e i confini che le limitano. (da ''Passato e presente'', quaderno 15, § 21; p. 55)
 
==''Quaderni del carcere''==
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*Ogni elemento imposto sarà pertanto da ripudiare [...] occorre fare "libertà" di ciò che è "necessario", ma perciò occorre riconoscere una necessità "obbiettiva". (quaderno 8)
*Reagire al velleitarismo. Proporsi obiettivi discreti, raggiungibili, anche se si intenda approfondirli ed estenderli.
*Se si domanda a Tizio, che non ha mai studiato il cinese e conosce bene solo il dialetto della sua provincia, di tradurre un brano di cinese, egli molto ragionevolmente si meraviglierà, prenderà la domanda in ischerzo e, se si insiste, crederà di essere canzonato, si offenderà e farà ai pugni.<br />Eppure lo stesso Tizio, senza essere neanche sollecitato, si crederà autorizzato a parlare di tutta una serie di quistioni che conosce quanto il cinese, di cui ignora il linguaggio tecnico, la posizione storica, la connessione con altre quistioni, talvolta gli stessi elementi fondamentali distintivi. Del cinese almeno sa che è una lingua di un determinato popolo che abita in un determinato punto del globo: di queste quistioni ignora la topografia ideale e i confini che le limitano. (da ''Passato e presente'', quaderno 15, § 21)
*Questa espressione – "gli umili" – è caratteristica per comprendere l'atteggiamento tradizionale degli intellettuali italiani verso il popolo e quindi il significato della "letteratura per gli umili". Non si tratta del rapporto contenuto nell'espressione dostoievschiana di "umiliati e offesi". In [[Fëdor Dostoevskij|Dostojevschij]] c'è potente il sentimento nazionale-popolare, cioè la coscienza di una missione degli intellettuali verso il popolo, che magari è "oggettivamente" costituito di "umili" ma deve essere liberato da questa "umiltà", trasformato, rigenerato. Nell'intellettuale italiano l'espressione di "umili" indica un rapporto di protezione paterna e padreternale, il sentimento "sufficiente" di un propria indiscussa superiorità, il rapporto come tra due razze, una ritenuta superiore e l'altra inferiore, il rapporto come tra adulto e bambino nella vecchia pedagogia o peggio ancora un rapporto da "società protettrice degli animali", o da esercito della salute anglosassone verso i cannibali della Papuasia.
 
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{{destra|[Vienna] 16 aprile 1924}}
Cara Julca,<br>
ho ricevuto la tua lettera dell'8, che ha dissipato tutte le nubi e tutti gli equivoci. Non dobbiamo piúpiù parlare di «morbosità» né di altre consimili sciocchezze. Dobbiamo solo volerci bene e avere pazienza, aspettare di trovarci ancora insieme e cercare di trovare il modo di stare insieme quanto piúpiù a lungo è possibile. Ecco la sola causa di tutto il nostro malessere, che c'induce ad approfondire, cioè a dilaniare inutilmente noi stessi, in traccia di cause recondite. Io certamente non mi ci lascerò piúpiù prendere a questo atroce gioco. Sono tranquillo, sono sicuro, non ho piúpiù dubbi, nessuna goccia di metallo fuso minaccia le mie tenere carni. Non sarà facile aver pazienza, ma, insomma, non creerò piúpiù una metafisica dell'impazienza.
 
===''Passato e presente''===
Estrarre da questa rubrica una serie di note che siano del tipo dei ''Ricordi politici e civili'' del [[Francesco Guicciardini|Guicciardini]] (tutte le proporzioni rispettate). I «Ricordi» sono tali in quanto riassumono non tanto avvenimenti autobiografici in senso stretto (sebbene anche questi non manchino), quanto «esperienze» civili e morali (morali piú nel senso etico-politico) strettamente connesse alla propria vita e ai suoi avvenimenti, considerate nel loro valore universale o nazionale.
 
==Citazioni su Antonio Gramsci==