Francesco Borromini: differenze tra le versioni

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*Mentre gli storici dell'arte continuano ad affannarsi intorno a certi maestri del Quattrocento che l'Oblio giustamente aveva fatto cadere nell'ombra, mentre vengono riesumate le opere dei più poveri untorelli del così detto secolo d'oro<ref>Il Cinquecento.</ref>, ci sono figure di purissimi genii, vissuti in altre età, che ci restano quasi ignote. Così Francesco Borromini, il grande rinnovatore dell'architettura del Seicento, il cui influsso da Roma si propagò dapprima rapidamente in tutta Italia, e poi in ogni parte dell'Europa cattolica, è ancora un dimenticato: i più ne parlano con disprezzo, perpetuando il giudizio parziale del Milizia<ref>Francesco Milizia (1725-1798), scrittore d'arte e teorico del [[neoclassicismo]].</ref> e della scuola neoclassica, ma mostrano evidentemente di non conoscerlo; altri invece lo esaltano, ma non lo conoscono in realtà neppur essi. ([[Antonio Muñoz]])
*{{NDR|Il giovane Borromini}} Scontroso, timido, taciturno, i suoi unici compagni erano il marmo, il bulino e il martello. Non si concedeva svaghi e passava tutto il tempo fra cornici e scalini, stipi e balaustre, statue e colonne. ([[Indro Montanelli e Roberto Gervaso]])
*Quando Bernini parlò a Parigi di Borromini, furono tutti d'accordo, secondo il signor di Chantelou<ref>Paul Fréart de Chantelou (1609-1694), collezionista d'arte e ingegnere militare francese.</ref>, che la sua architettura era stravagante e in stridente contrasto con la procedura normale; mentre il disegno di un edificio, si argomentava, di solito era in rapporto alle proporzioni del corpo umano, Borromini aveva rotto questa tradizione ed eretto fantastiche («chimeriche») strutture. In altre parole, questi critici sostenevano che il Borromini aveva gettato a mare il concetto classico antropomorfico dell'architettura che dai tempi di Brunelleschi era stato implicitamente accettato. ([[Rudolf Wittkower]])
*Una notte d'estate del 1667, non riuscendo a prendere sonno, Francesco afferrò la spada e si trapassò da parte a parte come un samurai. Vani furono i tentativi di salvarlo. Il giorno dopo morì dissanguato, e con lui scomparve uno dei grandi maestri del barocco. Il più grande, forse, dopo il grandissimo [[Gian Lorenzo Bernini|Bernini]]. ([[Indro Montanelli e Roberto Gervaso]])