Gaetano Salvemini: differenze tra le versioni

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*Il [[Clericalismo|clericale]] domanda la libertà per sé in nome del principio liberale, salvo a sopprimerla negli altri, non appena gli sia possibile, in nome del principio clericale.<ref>Da ''Memorie di un fuoriuscito'', a cura di Gaetano Arfè, Feltrinelli, Milano, 1960.</ref>
*Le [[parola|parole]] non definite posseggono un fascino che manca alle parole il cui significato è chiaro.<ref>Da ''La Rivoluzione francese, 1788-1792'', Feltrinelli.</ref>
*Noi non possiamo essere [[imparzialità|imparziali]]. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra [[faziosità|parzialità]]. L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere.<ref>Dalla ''Prefazione'' a ''Mussolini diplomatico'', Éditions Contemporaines, Parigi, 1932; nuova edizione Laterza, Bari, 1952.</ref>
*Non basta che l'idea federalista venga affermata nelle pagine di un libro; bisogna che diventi programma politico dei partiti democratici. Il [[federalismo]] è utile economicamente alle masse del Sud, politicamente ai democratici del Nord, moralmente a tutta l'Italia.<ref>Da ''Critica Sociale'', agosto-settembre 1900.</ref>
*Questo è il lato più atroce dell'insegnamento morale quale è impartito dai papi e dal clero: che esso sviluppa i lati vili della natura umana, avvezzandola a non sentire le proprie responsabilità, ma a mettere le decisioni finali nelle mani di un sacerdozio, che non dà il consiglio dell'amico, ma dà l'assoluzione o la condanna del giudice. È solo dopo essere vissuto in paesi protestanti, che io ho capito pienamente quale disastro morale sia per il nostro paese non il "cattolicismo" astratto che comprende 6666 forme di possibili cattolicismi, fra cui quelle di san Francesco e di Gasparone, di Savonarola e di Molina, di santa Caterina e di Alessandro VI, ma quella forma di "educazione morale," che il clero cattolico italiano dà al popolo italiano e che i papi vogliono sia sempre data al popolo italiano. È questa esperienza dei paesi protestanti che ha fatto di me non un anticlericale, ma un anticattolico: non darei mai il mio voto a leggi anticlericali (cioè che limitassero i diritti politici del clero cattolico o vietassero l'apostolato cattolico); ma se avrò un solo momento di vita nell'Italia liberata dai Goti, quell'ultimo momento di vita voglio dedicarlo, come individuo libero, alla lotta contro la fede cattolica. Se morirò avendo distrutto nel cuore di un solo italiano la fede nella Chiesa cattolica, se avrò educato un solo italiano a vedere nella Chiesa cattolica la pervertitrice sistematica della dignità umana, non sarò vissuto invano.<ref>Dalla lettera a F. L. Ferrari, agosto 1930; in ''Opere'', Feltrinelli, 1969, vol. 2, parte 3.</ref>