Renato De Falco: differenze tra le versioni

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*È il caso del ricorrente "buonismo" che vorrebbe equivalere a una speciosa disponibilità, a una concessiva non prevenzione e a un tollerante spirito di apertura nei confronti di ideologie, situazioni o persone precedentemente avversate o contestate, con cui per discutibili motivi si vorrebbe evitare lo scontro. [...] il buonismo (venuto alla luce nel 1993) si risolve nel rifiutare qualsiasi specie di rigore e nel mostrarsi (fin troppo) accondiscendente verso chi viola elementari norme di comportamento e di vita. Ma quanto lontano questo spesso ipocrita buonismo da quella genuina e autentica bontà (di cuore, di animo, di sentimenti), fragrante di altruistica solidarietà e di genuina comprensione. (''[[Buonismo]]'', pp. 20-21)
*Il colpo assestato al coperchio e quello, alternativo, alla botte era la magistrale e abile prerogativa dei remoti "bottari", che nella complessa fase di assembramento delle doghe dovevano infliggere in contemporanea opportuni colpi di martello sia alle stesse perché non si scompaginassero che ai cerchioni in ferro destinati ad avvincerle. Nel tempo l'espressione "dare un colpo al cerchio e uno alla botte" assunse il senso di doversi comportare, per precauzionali motivi di prudenza, in maniera da contemperare due contrapposte esigenze, ripartendo fra entrambe il torto e la ragione. Nulla quindi di opportunistico, di sottinteso o di farisaico quale oggi conferito dal politichese al modo di dire, mediante la forzata unificazione di due innocenti lemmi, tesa a deplorare l'ambiguità di quanti, pur professando differenti posizioni ideologiche, colludono fra loro per solo reciproco tornaconto. Alla faccia del buon vino da immettere nelle caste botti faticosamente strutturate dai loro leali fabbricanti, incapaci di sospettare che quella limpida fatica avrebbe dato squallido nome a un tanto discutibile comportamento. (''[[Cerchiobottismo]]'', pp. 24-25)
*Nel diffuso e spesso forzato mutamento degli originari significati, la desistenza gioca un (negativo) ruolo primario. Essa, infatti, dal senso specifico di ravvedimento o di rinunzia, ha di recente assunto la curiosa valenza tutta politica di benevola astensione, di velato consenso, di disimpegnato – ma sempre più o meno interessato – lasciar correre e permissivo ''tirà a campà''. Una volta si desisteva dalle [[querela|querele]], ora non c'è il rischio di venir querelati per desistenza. "Insistere, persistere, resistere", i verbi che in un passato non tanto remoto qualificavano la decisa volontà di raggiungere uno scopo o pervenire a un successo: al presente non è affatto da escludere che con un mirato "desistere" si possano conseguire confortevoli benefici, con buona pace di ogni coerenza e dignità. (''[[Desistenza]]'', p. 38)
 
==Bibliografia==