Evelyn Franceschi Marini: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 21:
*Come tutti i pittori del suo tempo, anche [[Fra Bartolomeo|{{sic|Bartolommeo}}]] studiò gli affreschi immortali del Masaccio al Carmine<ref name="Carmine"/>, e da questi si ispirò per dipingere nel chiostro dell'Ospizio di S. Maria Nuova un grande affresco rappresentante il ''Giudizio Finale''.<br>Di questa pittura, che al dire del Vasari, fece acquistare all'artista «fama grandissima», rimangono oggi soltanto poche {{sic|traccie}}; ma tuttavia, da quel poco si può giudicare ancora quanto ne dovesse essere grandioso il concetto e con qual tocco largo e vigoroso fosse eseguito. (pp. 312-313)
*Nel tempo in cui Bartolommeo dipingeva ancora insieme col suo amico Albertinelli<ref>Mariotto Albertinelli (1474-1515), pittore italiano.</ref>, predicava in Firenze fra [[Girolamo Savonarola]]. Quelle prediche impressionarono profondamente il pittore che ne rimase entusiasta e divenne devoto ammiratore e discepolo del grande Domenicano.<br>Fu allora, nel Carnevale del 1477, che, come Lorenzo di Credi, Botticelli ed altri artisti fiorentini, anche Bartolommeo, per obbedire alle ingiunzioni dell'austero predicatore iconoclasta, sacrificò nei grandi ''auto-da-fè'', accesi dal fanatismo popolare, quasi tutti i suoi quadri e disegni di soggetto profano! (pp. 313-314)
*[[Bernardino Luini]] fu soprattutto eccellente nell'affresco, e le chiese di Milano sono ricche delle sue pitture murali; il colorito vi è assai soave e ricco; egli prediligeva le tinte delicate, quali il grigio, il rosa, il verde ed il color violetto; amava pure unire in modo armonioso il celeste col verde (come Correggio il celeste col rosa) e dava molta importanza ai suoi colori. (p 354)
*{{NDR|[[Il Sodoma]]}} [...], come artista fu impareggiabile, come uomo era moralmente molto imperfetto! Di umore stravagante e capriccioso, venne soprannominato il «''Mattaccio''». Amante del lusso, del piacere, del dolce far niente, egli campava spensieratamente, senza curarsi dell'indomani e lavorando sul serio solo quando ne veniva costretto dalla necessità, e come dice il Vasari «il suo pennello ballava secondo il suon de' denari». (pp. 362-363)
*{{NDR|Il Sodoma}} Appassionato per gli animali, ne teneva presso di sé di ogni specie, tanto che la sua piccola casa pareva un'«Arca di Noè», piena di «tassi, scoiattoli, {{sic|bertuccie}}, barberi da correre palii, cavallini dell'Elba, ghiandaie, galline nane, tortore indiane ed altri sì fatti animali, quanti gliene potevano venire alle mani»<ref>Vasari. {{NDR|Nota dell'Autrice}}</ref>. Ma tra tutte quelle bestie, la preferita del pittore era un grosso corvo nero, dal becco e dalle zampe gialle, che aveva imparato così bene a pronunziare il nome del padrone, ''Giannantonio'', ed imitare il suo modo di parlare, che, quando questi era fuori e qualcuno picchiava alla porta, il corvo rispondeva per lui, colla medesima sua voce! (p. 363)