Indro Montanelli e Roberto Gervaso: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎L'Italia del Settecento: Accademia dell'Arcadia
→‎L'Italia del Settecento: altra sull'Arcadia
Riga 60:
*Marchigiano di nascita e arciprete di professione, il [[Giovanni Mario Crescimbeni|Crescimbeni]] non era un grande letterato, ma in compenso era un eccellente organizzatore, autoritario ed efficientissimo. Trasformò quella peripatetica e sparpagliata comitiva {{NDR|l'Accademia dell'Arcadia}} in una specie di partito con tanto di statuto fissato in dodici tavole dal Gravina<ref>[[Giovanni Vincenzo Gravina]].</ref>, apparato centrale e succursali in quasi tutte le altre città d'Italia. (cap. 28, 2004, p. 391)
*Dell'[[Accademia dell'Arcadia|Arcadia]] si può fare, con eguale fondatezza, sia l'elogio che la denigrazione. Ma non c'è dubbio che alla denigrazione offre più argomenti che all'elogio. Come tante, e forse tutte le cose italiane, cominciò bene, si sciupò per strada, e finì per provocare guasti più gravi di quelli che intendeva riparare. Ma il fatto che questi guasti si avvertano tuttora dimostra quale importanza, sia pure in senso negativo, essa abbia avuto. (cap. 28, 2004, p. 392)
*Quelli dell'Arcadia, che si erano assegnati il lodevole compito di «restaurare la poesia italiana mandata a soqquadro dalla barbarie dell'ultimo secolo», riuscirono a costruire una specie di repubblica culturale al di sopra degli Stati in cui il Paese {{NDR|l'Italia}} era frazionato: e questo fu certamente un risultato positivo, in quanto creò negli italiani il senso di una comunità, sia pure solo letteraria. Una dopo l'altra, tutte le città della penisola ebbero la loro filiale, cui facevano capo i «notabili» locali. Nei suoi registri troviamo iscritti anche nomi di uomini che in realtà con l'Arcadia e i suoi moduli e modelli non avevano nulla a che fare come l'Alfieri, il Goldoni, il Vico. Ma questa è appunto la riprova della sua forza: l'iscrizione all'Arcadia era allora ciò che oggi è l'iscrizione al «Rotary»: una consacrazione e un passaporto. Essa fu copiata anche all'estero, e alla sua anagrafe troviamo registrati perfino Voltaire e Goethe. (cap. 28, 2004, p. 393)
*{{NDR|[[Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena|Maria Antonietta]]}} Capricciosa, prepotente, sventata, non era mai stata popolare. Ora aveva perso anche la sua pàtina di frivola gaiezza un po' perché non ne aveva più l'età, un po' perché proprio in questa emergenza la sorte l'aveva duramente colpita portandole via il primogenito, erede al trono. Bruscamente richiamata da quella sventura alla realtà, vi reagiva con puntigliosa acredine. (cap. 35, 1971, pp. 668-669)