Indro Montanelli e Roberto Gervaso: differenze tra le versioni

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*Non si può scrivere meglio di Voltaire, non si possono dire cose più serie con più aerea leggerezza ("La solennità è una malattia" diceva. E se i suoi colleghi italiani lo avessero ascoltato!...), con un più perfetto dosaggio di furore, d'umorismo e di fantasia picaresca. (cap. 9, 1971, p. 122)
*Erano cento i volumi comparsi sotto il nome di Voltaire, e non ce n'era uno che non contenesse qualche scintilla del suo genio. A distanza di due secoli, si può rileggerli tutti senza trovarvi un aggettivo superfluo, un grammo di adipe, ed emergere da questa scorpacciata con una fame intatta di Voltaire. Non conosciamo scrittore di cui si possa dire in piena coscienza altrettanto. (cap. 9, 1971, pp. 132-133)
*Marchigiano di nascita e arciprete di professione, il [[Giovanni Mario Crescimbeni|Crescimbeni]] non era un grande letterato, ma in compenso era un eccellente organizzatore, autoritario ed efficientissimo. Trasformò quella peripatetica e sparpagliata comitiva {{NDR|l'Accademia dell'Arcadia}} in una specie di partito con tanto di statuto fissato in dodici tavole dal Gravina, apparato centrale e succursali in quasi tutte le altre città d'Italia. (cap. 28, 2004, p. 391)
*{{NDR|[[Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena|Maria Antonietta]]}} Capricciosa, prepotente, sventata, non era mai stata popolare. Ora aveva perso anche la sua pàtina di frivola gaiezza un po' perché non ne aveva più l'età, un po' perché proprio in questa emergenza la sorte l'aveva duramente colpita portandole via il primogenito, erede al trono. Bruscamente richiamata da quella sventura alla realtà, vi reagiva con puntigliosa acredine. (cap. 35, 1971, pp. 668-669)