C. S. Lewis: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
ortografia
Nessun oggetto della modifica
Riga 8:
*La vittoria della [[vivisezione]] segna un grande passo in avanti per il trionfo dell'utilitarismo spietato, amorale, sul vecchio mondo della legge etica; un trionfo di cui noi stessi, come gli animali, siamo già le vittime, e di cui Dachau e Hiroshima segnano i risultati più recenti.
:''The victory of vivisection marks a great advance in the triumph of ruthless, non-moral utilitarianism over the old world of ethical law; a triumph in which we, as well as animals, are already the victims, and of which Dachau and Hiroshima mark the more recent achievements.''<ref>Da ''Vivisection'' (1947), in ''God in the Dock: Essays on Theology and Ethics'', Eerdmans, Grand Rapids, 1970, p. 228</ref>
*Mirate al Cielo e avrete la terra «per soprammercato»; mirate alla terra e non avrete né l'uno né l'altra.<ref>Da ''Il cristianesimo così com'è''.</ref>
*Noi non ci accontentiamo di vedere la bellezza, anche se il Cielo sa che gran dono sia questo. Noi vogliamo qualcos'altro, che è difficile descrivere a parole: vogliamo sentirci uniti alla bellezza che vediamo, trapassarla, riceverla dentro di noi, immergerci in essa, diventarne parte. Ecco perché abbiamo popolato l'aria, la terra e l'acqua di dei e dee, ninfe ed elfi che, dato che a noi non è possibile, possano almeno loro, queste proiezioni di noi stessi, godere ritrovando in se stessi quella bellezza, quella grazia, e quel potere di cui la Natura è immagine. Ecco perché i poeti ci narrano tante meravigliose menzogne. Essi parlano come se il Vento dell'Occidente potesse davvero soffiare dentro un'anima umana: ma non è vero. Ci dicono che "la Bellezza nata da un sussurro" passerà in un volto umano: ma non lo farà. Non per ora. E se prendiamo sul serio l'immagine della Scrittura, se crediamo che Dio un giorno ci darà davvero la Stella del Mattino e ci farà indossare lo splendore del sole, allora possiamo credere che gli antichi miti, come la poesia moderna, pur così falsi nel loro significato storico, siano tanto vicini alla verità quanto la profezia. In questo momento noi ci troviamo all'esterno del mondo, dalla parte sbagliata della porta. Possiamo percepire la freschezza e la purezza del mattino, senza però che queste ci possano rendere freschi puri come loro. Non possiamo penetrare lo splendore che vediamo. Ma tutte le foglie del Nuovo Testamento sussurrano frusciando che non sarà sempre così. Un giorno, a Dio piacendo, riusciremo ad entrare. Quando le anime umane saranno diventate così perfette nella loro obbedienza volontaria da uguagliare le creature inanimate nella loro obbedienza senza vita, allora potranno riscoprirsi della medesima gloria della natura, anzi, di quella Gloria ben più grande di cui la natura non è che un primo abbozzo. La Natura è mortale: noi le sopravviveremo. Quando tutti i soli e tutte le nebulose saranno tramontati, ognuno di voi sarà ancora vivo. La Natura non è che un'immagine, un simbolo, ma è il simbolo che la Scrittura mi invita ad usare. Siamo invitati ad entrare attraverso la Natura, oltrepassandola, fino a raggiungere quello splendore che essa è in grado di riflettere solo in parte. E una volta dentro, oltrepassata la Natura, potremo mangiare dell'albero della vita.<ref>Citato in Gulisano, p. 182.</ref>
*Ogni giorno camminiamo sul filo del rasoio fra queste due incredibili possibilità. È evidente, dunque, che la nostra perenne nostalgia, il desiderio di unirci a quella parte dell'universo dalla quale ora ci sentiamo separati, di trovarci finalmente all'interno di quella porta che abbiamo sempre potuto vedere solo dall'esterno, non è semplicemente una fantasia nevrotica, ma al contrario è il più sincero sintomo della nostra vera condizione. E venire finalmente ammessi all'interno significherebbe gloria e onore per noi, al di là di ogni nostro merito, e significherebbe nello stesso tempo il rimarginarsi di quella vecchia ferita.<ref>Citato in Gulisano, p. 181.</ref>
Line 114 ⟶ 115:
*Clive Staples Lewis, ''Diario di un dolore'' (''A Grief Observed''), traduzione di Anna Ravano, Adelphi, 1997.
*Clive Staples Lewis, ''I quattro amori'' (''The four Loves''), traduzione di Maria Elena Ruggerini, Jaca Book, Milano, 1982.
*C. S. Lewis, ''Il cristianesimo così com'è'', traduzione di Franco Salvatorelli, Adelphi, 2016.
*Clive Staples Lewis, ''Il grande divorzio'', traduzione di Emilio Carizzoni, Jaca Book, 2009<sup>4</sup>. ([http://books.google.it/books?id=ftSTHcV4WuoC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false Anteprima su Google Libri])
*Clive Staples Lewis, ''Le cronache di Narnia'', trad. di Giuseppe Lippi ''et al.'', Mondadori, Milano, 2005.