Evelyn Franceschi Marini: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Andrea del Castagno}} Questo pittore fu soprannominato Andrea ''degli Impiccati'' perché venne incaricato dalla Signoria di Firenze di dipingere sulla facciata del Palazzo del Podestà i ritratti di quei cospiratori contro i Medici, che furono ivi giustiziati. (p. 117)
*[...] di lavori certi di [[Domenico Veneziano]] a Firenze esiste soltanto la bella tavola da lui dipinta per l'altare di Santa Lucia de' Bardi e che ora ammirasi nella {{sic|galleria}} degli Uffizi.<br>Questa pittura costituendo appunto un tesoro rarissimo ha per i devoti dell'arte un interesse speciale, e pel suo squisito colore fa ben comprendere l'invidiosa gara sorta allora tra gli artisti contemporanei del pittore per rapirgli il magico segreto del suo pennello ammaliatore. (p. 124)
*[...] tutta l'opera più importante di Domenico Veneziano, è disgraziatamente andata perduta; e sono distrutti anche gli affreschi ch'egli dipinse insieme al discepolo [[Piero della Francesca]], nella chiesa di Loreto.<br>Però quel poco che rimane ancora della pittura di Domenico, basta per farci ammirare e gustare questi pittore finissimo, questo grande maestro quattrocentista, la cui vita operosa, si avvolge in una nebbia di mistero. (p. 126)
*Domenico Bigordi, detto il ''[[Domenico Ghirlandaio|Ghirlandaio]]'', fu contemporaneo e amico del Botticelli, ma assai meno profondo di questo nel sentimento.<br>Mentre [[Sandro Botticelli]], pittore del simbolismo mistico, sacrificò talvolta la forma all'idea, il Ghirlandaio invece, fu pittore ''verista'' e grande maestro del disegno; egli non si distinse per sublimità d'ispirazione, né per profondità di pensiero, né per originalità di concetto; ma piuttosto per le sue cognizioni tecniche dell'arte e per la sua maestria nel disegnare le figure ed aggrupparle abilmente con bellissimi e talvolta artificiosi effetti di architettura e di paesaggio. (p. 275)
*[...], Domenico Bigordi esordì nell'arte come orefice, e tant'era la sua abilità nel cesellare l'oro e l'argento per formarne quei graziosi serti con i quali le donne fiorentine usavano allora adornarsi il capo, che gli venne dato il soprannome di ''Ghirlandaio''. (p. 275)