Evelyn Franceschi Marini: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→Antichi pittori italiani: Giulio Romana e la sala dei Giganti |
→Antichi pittori italiani: correggo |
||
Riga 21:
*L'opera di [[Andrea del Sarto]] è plasticamente bella e perfetta, ed attira ed incanta l'occhio; ma essa non possiede quel fascino mistico e suggestivo, quel sentimento profondo, quel senso altamente spirituale che distinguono le pitture del divino Leonardo o del Botticelli. Se manca, tuttavia, ad Andrea l'ingenuità soave de' mistici, vi è una umanità e una certa malinconia nelle sue figure che obbliga a pensare. (p. 382)
*Nulla di mistico, o di suggestivo, nell'opera di Andrea; egli vide ed amò il bello e seppe interpretarlo vivacemente, nulla più; ma ciò è già molto, e serve per soddisfare il gusto popolare. Perciò Andrea del Sarto è forse, tra tutti i pittori fiorentini, il più ''popolare'' nel vero senso della parola. (p. 382)
*[...] la sala {{NDR|
*[...] a destare la vera e feconda scintilla dell'arte quattrocentista in Venezia giunse il soave pittore {{sic|umbro}} [[Gentile da Fabriano]]<ref>Gentile, pur se attivo in varie regioni italiane, tra cui l'Umbria, la Lombardia, il Veneto, la Toscana e il Lazio, era nato nella marchigiana Fabriano.</ref> il quale dipinse nel palazzo pubblico di Venezia, per ordine del Senato, una grande battaglia navale. Quel bell'affresco andò poi distrutto, forse nel famoso incendio del 1577; ma l'influenza del delicato pittore umbro fu feconda ed ispirò il primo ''vero'' periodo dell'arte Veneta; [...]. (p. 492)
*Il modo di dipingere ad olio, (già praticato, come sappiamo, a Firenze, sul principio del quattrocento, dal grande pittore [[Domenico Veneziano]]) era stato introdotto a Venezia circa la stessa epoca da un certo [[Antonello da Messina]] che l'aveva, alla sua volta, imparato dai Fiamminghi. Si racconta in proposito, che Antonello essendo assai geloso di questa sua nuova arte, non voleva insegnarla ad alcuno; e che, per potergli rapire il prezioso segreto, [[Giovanni Bellini]], travestito da ricco patrizio veneto, si fece ritrarre da lui, e così, durante la posa, riuscì ad imparare il metodo. (pp. 492-493)
|